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18 Ottobre 2015
Mostra alla Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti in linea con i temi Expo

I Frutti della Terra, Arturo Tosi e il suo carteggio con de Pisis

di Redazione | 5 min

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“La Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti, in linea con l’Esposizione universale che si tiene a Milano e che ha per tema “Nutrire il pianeta, Energia per la vita”, dedica un evento al pittore lombardo Arturo Tosi ed alla rappresentazione dei frutti della terra in pittura (aperta fino all’8 novembre 2015): immagini che, attraverso la vista, riescono ad alimentare i bisogni della mente mediante quel sentimento della natura continuamente presente in ognuno di noi”. (Simonella Conderini, Direttrice della Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti, Firenze).

La mostra espone infatti una serie di dipinti raffiguranti nature morte, dove protagonisti sono i frutti della terra. Ma per comprendere il linguaggio artistico e il profondo senso poetico che contraddistinguano le opere di questo maestro del secolo scorso è stato deciso di presentarle insieme ad analoghi soggetti conservati nelle collezioni del museo e dipinti da artisti che con Tosi intrattennero un profondo legame di amicizia sia sotto il profilo professionale che umano: Filippo de Pisis (Ferrara 1886 – Torino 1963), Gianni Vagnetti (Firenze 1899 – 1956), Daphne Casorati Maugham (Londra 1897 – Torino 1982), Ardengo Soffici (Rignano sull’Arno 1879 – Forte dei Marmi 1964), Ottone Rosai (Firenze 1895 – Ivrea 1957),

Carlo Carrà (Quargnento 1881 – Milano 1966), Alberto Salietti (Ravenna 1892 – Chiavari 1961).

Questo profondo legame con i principali protagonisti del panorama artistico italiano della prima metà del Novecento, è ampiamente documentato da una fitta corrispondenza inedita, conservata nella casa-studio di Rovetta e gestita dell’Associazione Arturo Tosi, di cui in mostra provengono alcune lettere esibite nel percorso espositivo e in catalogo (Sillabe Editore), con approfondito commento di Elena Pontiggia.

Di origine lombarde, nato a Busto Arsizio nel 1871, l’artista fu uno dei sostenitori negli anni Venti del secolo scorso del movimento artistico Novecento che, dopo sperimentazioni delle avanguardie in particolare futuriste, indirizzava gli artisti verso un ritorno all’ordine che facesse riferimento all’antichità classica, oltre alla purezza delle forme e dell’armonia nelle composizioni. Ognuno degli artisti in questa mostra con Tosi, ebbe come lui chiare influenze da questo movimento anche se, per diversa sensibilità, declinate in modo personale.

Il nucleo dei dipinti di Tosi in mostra appartiene agli eredi dell’artista e si data in un arco di tempo che va dagli anni Trenta al 1956, anno della sua morte. Tosi non datava infatti le sue opere ed è difficile tentare di farlo ricercandovi uno sviluppo stilistico, poiché, ricordando le parole di uno dei critici più entusiasti dell’arte di Tosi, Giulio Carlo Argan, la sua pittura <<più che lo svolgimento di un’idea, è un progressivo affinarsi del sentimento>>. Inoltre le sue nature morte, diversamente da quelle di tutti gli amici e colleghi presenti in mostra, sembrano composte di solo colore che si fa materia cromatica, stesa con grande libertà e con esito sempre diverso. Per tale motivo seppure con tutti questi artisti strinse relazioni di stima ed amicizia, fu solo con de Pisis, anche grazie alle affinità dell’espressione artistica, che l’amicizia sconfinò nella complicità testimoniata dall’opera del pittore ferrarese, dove è evidente la dedica, da cui il titolo del dipinto, W.Tosi.

La mostra apre il percorso con la Natura morta detta Natura morta con terrina, una composizione assertiva, costituita per piani paralleli in uno spazio contratto, chiuso dal tavolo di appoggio, sghembo, che ribalta in primo piano la terrina stessa e il cestino con le rape. L’attitudine a forzare il soggetto in due dimensioni, quasi esclusivamente la profondità, caratterizza tutta la serie delle nature morte di Tosi; qui l’effetto di scivolamento è attutito dal panno bianco, dalla lieve ombreggiatura che la terrina arancione vi proietta sopra e dalla piega che sottolinea il leggero scarto tra i due oggetti rappresentati.

Tosi quando dipinge delle rose si preoccupa soprattutto dell’idea del profumo? (che vale una rosa senza profumo?) e non immaginerebbe mai che una pera debba significare (al di là della poesia e del mistero se volete che può assumere in una composizione) più di una pera.

Di nuovo de Pisis, amico di Tosi ed esegeta della sua arte in un bell’articolo del 1942. Ed in effetti quella pera verde in bilico sul piatto bianco nella bellissima tela con brocca altro non è che una semplice pera; anzi, talvolta è anche difficile identificare il tipo di frutta o comunque di cibo, quasi non fosse importante, o fosse appunto il prematuro segno di quell’esigenza ad “andare oltre” dichiarata solo molti anni dopo.

Questa grande tela, d’immediata lettura, è costruita dando ai singoli oggetti un peso diverso solamente attraverso il colore ed un tratto nero, vigoroso, che delimita le campiture e riflette l’importanza del disegno.

Contrariamente alle nature morte di amici e colleghi qui in mostra dalle collezioni della Moderna, esempi alti di una stagione creativa in cui la natura morta era il soggetto in cui meglio si affrontavano e risolvevano le dinamiche di spazio e colore, Tosi sembra affidare al solo colore – anzi alla “materia cromatica”, che il colore è steso a impressione, quindi in modi assai diversi – la verità della sua immagine.

Scrive ancora De Pisis: “Di fatto, quel che interessa a Tosi di spremere è la polpa di un colore, se non immercescindibile, certo assai autonomo di tono e di rapporti, e investirlo di tale autorità da permettergli di agire per proprio conto, istituendo commerci spaziali che sono intrinseci all’intensità del timbro più che alla visualità dell’immagine, e consentendo all’immagine solo un organico assai ridotto e consunto []

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