Cronaca
25 Settembre 2015
Assoluzioni e prescrizioni ma nessuna condanna nel processo milanese: rimangono solo i risarcimenti alle parti civili

Truffa a Carife, la Corte di Appello salva ancora Murolo

di Redazione | 3 min
Gennao Murolo

Gennao Murolo

Assoluzione per i fatti più recenti (fondo Calatrava), prescrizione per quelli più datati (fondo Ester). Si chiude così il secondo processo d’appello per Gennaro Murolo e gli altri sei imputati coinvolti nella presunta maxi-truffa ai danni di Carife messa in atto dal suo ex direttore generale. Una sentenza che giunge dopo un infinito tira e molla giudiziario: condannati in primo grado, nel giugno 2014 gli imputati sono stati assolti in appello, ma questa sentenza è stata ribaltata dalla Corte di Cassazione che ha rinviato il tutto a un uovo processo di appello. Conclusosi oggi senza alcuna condanna penale, ma solo con risarcimenti sul piano civile alle parti danneggiate.

L’istituto di credito ferrarese dovrà incassare quindi 20 milioni dai sette imputati, oltre a 14mila euro per le spese legali. Il tribunale, in sostanza, ha riconosciuto il danno subito dall’istituto di credito per via dell’operato del suo ex dg e degli imprenditori coinvolti nel processo, ma senza riconoscerne l’intenzionalità e quindi il dolo necessario per una condanna per truffa. Assieme a Murolo (che era stato condannato in primo grado a tre anni), gli altri imputati erano gli imprenditori campani Dante e Luigi Siano (quattro anni e mezzo in primo grado), i fratelli Aldo e Giorgio Magnoni del gruppo Sopaf, Sandro Bordigoni della Navir (questi ultimi tre inizialmente condannati a quattro anni), e Mirko Leo, dipendente della Commerfin (società riconducibile secondo la procura ambrosiana ai fratelli Siano), inizialmente condannato a due anni e mezzo.

La vicenda ruotava attorno al maxi investimento di Carife (circa 140 milioni di euro da maggio 2006 a febbraio 2008) su due enormi progetti immobiliari: uno a Segrate (Milano Santa Monica), l’altro in via Adda a Milano (MiLuce). Due iniziative firmate da Vegagest immobiliare Sgr e da due suoi fondi immobiliari riservati (Aster e Calatrava). Vegagest era la società di gestione del risparmio la cui azionista di maggioranza è Carife, che ne deteneva il 30,52% delle quote. Il fondo si proponeva di realizzare entro la metà del 2011 la costruzione di complessi immobiliari nei pressi della stazione centrale di Milano.

Quel progetto, secondo la procura milanese, avrebbe costituito una truffa ai danni di Carife, dal momento che i terreni – acquisiti a basso prezzo – vennero rivenduti alla banca con plusvalenze di decine di milioni di euro. In particolare le società immobiliari erano finite nel mirino della procura per “artifici e raggiri” che avrebbero spinto Carife alle ingenti erogazioni di denaro. Il motore primo era Vegagest, che creava fondi immobiliari le cui quote venivano acquistate dalle società. Società rifocillate da Carife con investimenti milionari. Un esempio su tutti: nel fondo Aster si è assistito alla vendita del terreno di Segrate, pagato dal gruppo Commerfin circa 12 milioni di euro nel 2002. Terreno che Carife pagò 117 milioni. Accuse che – almeno per i fatti relativi al fondo Calatrava – non sono state dimostrate nel nuovo processo di appello, vista la piena assoluzione “perchè il fatto non sussiste” incassata oggi dai sette imputati.

 

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