Cronaca
13 Marzo 2015
Ascoltato il maresciallo delle Fiamme Gialle: "Indagavamo su Dianti per un fondo nero costituito con fatture false"

Concussione in Acer, sentita la Gdf

di Daniele Oppo | 3 min

trib2Udienza dedicata alle testimonianze degli investigatori quella che si è tenuta ieri nell’aula B del tribunale dei Ferrara per il processo sulla concussione in Acer, l’Azienda case Emilia-Romagna.

Gli imputati (dopo i patteggiamenti degli ex funzionari Luca Rivelli e Ruggero Sinigaglia) sono il geometra Salvatore di Salvatore – accusato di concussione – e gli artigiani che lavorano sempre per conto dell’Azienda case popolari, Marcel Danu e Melazim Albrahimi, accusati di corruzione.

Durante l’udienza di ieri, davanti al collegio composto dai giudici Luca Marini, Alessandra Testoni e Franco Attinà, ha testimoniato il maresciallo Musiu della Guardia di finanza che ha coordinato le indagini e che ha spiegato come è nata l’indagine sulla concussione.

È venuto alla luce che le Fiamme Gialle, dopo alcune soffiate, stessero conducendo delle indagini a carico di Filippo Dianti, l’imprenditore che ha denunciato il presunto giro di tangenti in Acer. In particolare i riflettori erano puntati su un presunto fondo nero da 800mila euro costituito con delle false fatture che l’imprenditore avrebbe poi asserito essere un fondo per pagare le tangenti richieste. La Gdf ne ha chiesto dimostrazione, mettendo sotto pressione l’imprenditore – “non gli offriamo di certo un caffè quando vengono da noi”, ha detto il maresciallo in udienza – e da qui è nata la successiva indagine, con la consegna spontanea dei Dvd contenenti le registrazione degli incontri tra l’imprenditore e i tre funzionari di Acer, dai quali emergerebbero i passaggi di denaro per non intralciare alcune pratiche edilizie.

Secondo Dianti (costituitosi parte civile), i funzionari lo avevano costretto fin dal 2007 a consegnare denaro con mazzette anche di 10mila euro a partire dal 2007.

Contestato il contenuto dei Dvd che presentano immagini e audio di scarsa qualità – spesso fuori sincrono – che farebbero propendere per un’operazione di taglia e cuci operata prima di consegnare il materiale agli inquirenti, ma il finanziera ha spiegato che i problemi sono proababilmente dovuto alle registrazioni effettuate con una telecamera di scarsa qualità

I finanzieri hanno anche parlato anche di una busta ritrovata (su indicazione dello stesso imputato) all’interno dell’abitazione di Di Salvatore contenente 1.700 euro in contanti: secondo la difesa e lo stesso Di Salvatore si sarebbe trattato di un regalo per una cerimonia di battesimo da parte dei nonni alla figlia. La Guardia di finanza ha appurato che effettivamente ci fu una consegna di contanti come regalo ma le cifre non corrisponderebbero.

Dalle parole del maresciallo delle fiamme gialle è emersa anche la posizione subalterna – “di timore reverenziale” – dei due imputati per corruzione Melazim e Danu nei confronti di Rivelli, che li chiamava spesso al telefono – “in modo petulante” – “con toni sempre decisi a reclamare qualcosa che fosse di sua spettanza”. Il maresciallo ha parlato di telefonate criptiche, fin troppo, tanto che qualcosa sarebbe stata detta in modo chiaro su non meglio specificate quote che uno dei due artigiani si sarebbe tenuto e che sarebbero invece spettate a Rivelli, e da qui gli investigatori hanno desunto l’esistenza di accordi.

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