Doveva essere il giorno del grande accusatore, Filippo Dianti, l’imprenditore della Global Servizi che per primo denunciò le presunte mazzette da pagare per sveltire le pratiche in Acer pagate nelle mani dei due dirigenti Luca Rivelli, Ruggero Sinigaglia (che hanno già patteggiato) e del geometra Salvatore di Salvatore, a processo con l’accusa di concussione (difeso dall’avvocato Fabio Anselmo).
Ma Dianti – costituitosi parte civile – non era in aula nella mattina di lunedì: la sua testimonianza è slittata alla prossima udienza, quella del 13 luglio. A comparire sono stati invece gli ex coimputati Rivelli e Sinigaglia – che hanno sostanzialmente confermato quando già emerso in sede di udienza preliminare -, un investigatore privato ingaggiato da Dianti, due geometri colleghi di Di Salvatore tra 2008 e 2013 e il dirigente del servizio tecnico Acer Massimo Cazzola.
Le note più interessanti sono venute dall’investigatore privato che ha riferito quanto dettogli da Dianti: “Mi disse che temeva di perdere i rapporti con Acer e che se voleva lavorare doveva pagare. Mi fece vedere un fermo immagine con Di Salvatore seduto alla sua scrivania e con sotto una mano una busta di carta”. Tra le altre cose, l’investigatore ricevette l’incarico da Dianti di “verificare l’occupazione di un appartamento Acer che Di Salvatore avrebbe usato in modo improprio, ma diede esito negativo”. Avrebbe poi partecipato a un incontro tra Rivelli, un’altra persona (Goglino, tuttofare di Dianti, chiamato a testimoniare nella prossima udienza) e una ragazza per una presunta molestia: incontro di cui è stata fatta una registrazione tramite una videocamera nascosta in una penna, consegnata poi a Dianti.
Ancora, appare rilevante anche l’episodio raccontato dall’investigatore e risalente al maggio 2010: “Dianti organizzò un incontro con Di Salvatore e mi chiese di presenziare come testimone”. In quell’incontro, anch’esso registrato e consegnato all’imprenditore, venne mostrato al geometra Acer un video che lo ritraeva mentre gli venivano consegnati dei soldi: ma secondo Di Salvatore quello era il pagamento di un lavoro fatto per l’imprenditore, una vicenda che sarebbe extra-Acer, tanto che l’investigatore ricorda che “lui si arrabbiò molto e andò via dicendo ‘mi volete ricattare'”.
I dipendenti dell’Azienda case hanno risposto alle domande sui meccanismi di funzionamento dell’appalto per le manutenzioni, nello specifico il cosiddetto global service, spiegando come si svolgeva la redazione dei bilanci preventivi e consuntivi dei lavori. In tale contesto la pm Patrizia Castaldini ha evidenziato come spesso si verificasse una discrasia al rialzo tra i due documenti: “Ho constatato che a volte non c’era allineamento tra preventivi e consuntivi e ho chiesto a Di Salvatore – ha raccontato Cazzola – e mi è stato detto che per fare i preventivi giusti ci voleva abbastanza esperienza: il nostro patrimonio immobiliare è ampio e vecchio e c’è il rischio che ci siano dei vizi occulti”.
Cazzola ha anche affermato che Acer aveva l’intenzione di costituire una società di scopo proprio per la gestione delle manutenzioni in modo da risparmiare sui costi evitando gli affidamenti ai privati: “Venne fatta una delibera per individuare una società specializzata per costituirla”.
I tre dipendenti non hanno evidenziato però nessun interferenza dell’imputato nell’autonomia decisionale dei colleghi di cui era supervisore, né particolari problematiche a carico dei due altri imputati – per corruzione nei confronti di Rivelli -: gli artigiani Melazim Albrahimi e Marcel Danu che svolsero alcuni lavori per l’Acer.