“I toni scandalistici adottati sono del tutto fuori luogo, in quanto quella diffusa è una non notizia”. La Cassa di Risparmio di Cento ribadisce la propria stabilità patrimoniale, in seguito all’inchiesta del mensile Cento per Cento, ripresa da Estense.com, circa l’entità dei crediti in sofferenza accumulati dall’istituto dal 2003 al 2013.
Secondo il comunicato ufficiale Caricento, le cifre riportate sono sempre state evidenti (fatto del resto mai contestato), “dal momento che tali dati sono stati resi pubblici in occasione della presentazione dei bilanci d’esercizio relativi a quello stesso anno, il 2013, e a quello successivo”. Ma il punto vero, per l’istituto di credito, sta nel difendere la propria stabilità finanziaria: “Quanto ai crediti in sofferenza – si legge nel comunicato ufficiale – essi rappresentano, a fine 2014, una percentuale del totale dei crediti erogati che per la Cassa di Cento costituiscono il 6,8% mentre a livello nazionale superano il 9,9% ed in Emilia Romagna l’11,1%. Gli accantonamenti effettuati nel corso degli anni (cosiddetti livelli di copertura) per le perdite derivanti dai crediti anomali, sono invece ben al di sopra delle medie nazionali rappresentando, a fine 2014, il 61,2% delle sofferenze, il 30,6% degli incagli ed il 49,1% del totale del credito anomalo (i crediti a dubbio esito). Gli stessi dati riferiti ai campioni nazionali (primi 5 gruppi bancari, soggetti alla vigilanza della BCE) si attestano rispettivamente al 60,3%, 29% e 46,6% mentre le banche piccole, con le quali si raffronta la Cassa, presentano dati decisamente inferiori (55,7%, 25,9% e 42,9%)”.
L’oggettività di questi numeri (fonti ufficiali Banca d’Italia e Abi) secondo Caricento “conferma senza bisogno di interpretazioni come la Cassa abbia sia una minore incidenza di sofferenze e crediti deteriorati rispetto ai competitors ed al sistema, sia un maggior livello di copertura tramite accantonamenti degli stessi crediti, assistiti peraltro da garanzie reali in grado di proteggere il credito residuo ben oltre il valore netto contabile. Ricordando, infine, che anche il livello di patrimonializzazione (il quale tiene conto sia degli accantonamenti sia della rischiosità dei prestiti) e’ ben al di sopra dei minimi regolamentari, intendiamo confermare quanto sempre sostenuto circa la solidità della banca, che ha sempre pagato un dividendo e non ha dovuto fare ricorso ad aumenti di capitale (l’ultimo risale al 2002) per spesare le perdite e gli accantonamenti importati dalla pesantissima crisi economica, peraltro aggravata per il nostro territorio dagli effetti del terremoto”.