Cronaca
8 Luglio 2015
La madre di Federico: “Li lascio con le loro offese e i loro applausi, uno sputo sprezzante sul corpo di mio figlio”

Aldrovandi. La Moretti ritira le querele

di Marco Zavagli | 4 min
Patrizia Moretti in strada durante il sit-in del Coisp

Patrizia Moretti in strada durante il sit-in del Coisp

Patrizia Moretti ritira le querele contro Carlo Giovanardi, Franco Maccari e Paolo Forlani. La decisione è stata annunciata nell’aula del gruppo parlamentare del Pd in Senato. Accanto a lei, mentre pronuncia il suo discorso a braccio aiutata nella lettura di alcuni passaggi della lettera da Valentina Calderone (leggi il testo integrale), siedono il senatore dem Luigi Manconi e il marito Lino Aldrovandi.

“Il delitto è stato accertato – afferma la madre -, le sentenze per omicidio emesse. Invece le divise restano sulle spalle dei condannati fino alla pensione. Fine del discorso. L’orrore e gli errori, con la morte e dopo la morte di Federico. La mancanza di provvedimenti non guarda al futuro, non protegge i diritti e la vita: non tutela nemmeno l’onestà delle forze dell’ordine. Ho chiesto risposte alla giustizia e la giustizia ha riconosciuto che Federico non doveva morire così”.

Dopo la sentenza definitiva della Cassazione, che ha condannato i quattro agenti per omicidio colposo a tre anni e mezzo, la battaglia successiva della famiglia Aldrovandi è stata quella di #vialadivisa, per chiedere alla Polizia di Stato di destituire i suoi quattro dipendenti. Così non è stato. La legge istitutiva del Corpo non prevede tale sanzione disciplinare per delitti colposi. E allora Patrizia Moretti si vuole fermare.

Anche se in questi anni “alcuni hanno colto l’occasione per offendere me, Federico e la nostra famiglia. Qualcuno l’ha fatto per quella che ritengo gratuita sciatteria e volgarità, altri per disegni politici volti a negare o a sminuire la responsabilità per la morte di Federico. Avevo chiesto alla giustizia di tutelarci ancora. In quel momento era l’unica strada, e non me ne pento”.

Il riferimento è alle offese via facebook dell’agente Forlani, che l’aveva definita “faccia da culo, falsa e ipocrita” http://www.estense.com/?p=229189. A quella di Maccari, segretario nazionale del Coisp, che aveva sostenuto che la foto del figlio morto sul letto dell’obitorio fosse falsa http://www.estense.com/?p=288917. E a Giovanardi, che sosteneva come il sangue dietro la testa di Federico fosse semplicemente un cuscino http://www.estense.com/?p=289471.

“Sono passati due anni dai fatti per cui ho sporto querela – prosegue la madre -. Ci sono state le reazioni pubbliche e anche quelle politiche. Però poi non è cambiato niente. Ho riflettuto a lungo e ho maturato la decisione di dismettere questa richiesta alle procure e ai tribunali: non perché non mi ritenga offesa. Non dimenticherò mai le offese che mi ha rivolto Paolo Forlani dopo la sentenza della Cassazione: è stati lui, sconosciuto e violento, ad appropriarsi degli ultimi istanti di vita di mio figlio. Le sue offese pubbliche, arroganti e spavalde le ho vissute come lo sputo sprezzante sul corpo di mio figlio. E lo stesso sapore ha ogni applauso dedicato a quei quattro poliziotti. Applausi compiaciuti, applausi alla morte, applausi di morte. Per me non sono nulla di diverso”.

Ma “non sarà una sentenza a fare la differenza nel loro atteggiamento. Rifiuto di mantenere questo livello basato su loro bugie e provocazioni per ferirmi ancora e costringermi a rapportarmi con loro. Io ci sto male, per loro – credo di capire – è un mestiere. Forlani e i suoi colleghi li lascio con le loro offese e i loro applausi, magari ad interrogare ogni tanto quella loro vecchia divisa, quando sarà messa in un cassetto dopo la pensione, sull’onore e la dignità che essa avrebbe preteso”.

Proprio sull’onore punta la Moretti, su quell’onore “che avrebbero minimamente potuto rivendicare se da uomini, cittadini, pubblici ufficiali e servitori dello Stato, coloro che hanno ucciso mio figlio e coloro che li hanno sostenuti avessero raccontato la verità su cosa era successo quella notte, e non invece le menzogne accertate dietro alle quali si sono nascosti prima, durante e dopo il processo, cercando di negare anche l’esistenza di quella mezzora in cui erano stati a contatto con Federico prima dei suoi ultimi respiri. Da Forlani e dai suoi colleghi avrei voluto in quest’ultimo processo solo la semplice verità, tutta. Chi ha ucciso Federico sa perfettamente quale strazio sta dando ad una madre, un padre e un fratello privandoli della piena verità dopo avergli strappato il loro figlio e fratello. Nessun onore di indossare la divisa dello stato, nessun onore”.

La decisione non ha nulla a che fare con il perdono, “d’altra parte nessuno mi ha mai chiesto scusa, ma prendere atto che per me andare avanti nelle azioni giudiziarie rappresenta soltanto un doloroso e inutile accanimento. Ritiro le querele perché sono convinta che una sentenza di condanna non potrebbe cambiare persone che – da quanto capisco – costruiscono la loro carriera sull’aggressività e sul rancore. Non ci potrà mai essere un dialogo costruttivo, perciò addio”.

L’addio vale però solo per le vie legali, perché la Moretti continuerà “il mio impegno di cittadina per contribuire a rendere questo paese un po’ più civile, e questo impegno mi vedrà come sempre a fianco dell’associazione degli amici di Federico per l’introduzione del reato di tortura e ogni altra forma di trasparenza e giustizia. C’è molta strada da fare: confronti, discussioni, leggi giuste. Bisogna affrontare il problema degli abusi in divisa perché esiste ed è grave”.

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