Politica
27 Giugno 2015
L'Alta Corte di Londra ha annullato i derivati dopo una vicenda analoga a quella ferrarese

Dexia, Prato vince la causa. Tagliani: “Buone prospettive per Ferrara”

di Ruggero Veronese | 5 min

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È stata pubblicata oggi la sentenza dell’Alta Corte di Londra che ha dato ragione al Comune di Prato riguardo la domanda di annullamento dei contratti di finanza derivata nei confronti della Società Dexia Crediop.

“Si tratta – afferma il sindaco di Ferrara Tiziano Tagliani – della medesima questione posta dal Comune di Ferrara nei confronti di Dexia in relazione alla quale anche la nostra Amministrazione, in via di autotutela, aveva revocato i contratti medesimi in quanto ritenuti in violazione dell’art. 30 del testo unico sulla finanza locale”.

Una sentenza che secondo il sindaco potrà creare un precedente assai favorevole anche per il Comune di Ferrara: “Lo Studio Seddons dell’avvocato Lo Iacono Smith – riferisce Tagliani – ci conferma la utilizzabilità di questo precedente anche nella discussione della causa intentata dal Comune di Ferrara con buone prospettive di soluzione positiva. In questo caso, pur dovendo attendere l’esito, i benefici per il bilancio del Comune di Ferrara sarebbero notevoli, liberandosi tutte le somme accantonate in questi anni oltre a ridurre fino al 2019 gli oneri sugli interessi originariamente previsti per alcuni milioni di euro”.

La storia del contenzioso

La vicenda Dexia iniziò nel 2002, quando la giunta Sateriale sottoscrisse per la prima volta i derivati finanziari (un’operazione ripetuta anche nel 2003 e 2005) legati all’andamento del tasso Euribor, all’epoca superiore al 6,5%. L’andamento positivo della borsa garantì al Comune di Ferrara fino al 2008 un utile di circa 135mila euro, ma la crisi finanziaria in agguato l’anno successivo trasformò lo strumento finanziario in un vero e proprio boomerang per i bilanci comunali: dopo il tracollo dell’Euribor a tassi inferiori al 4,25% il derivato (in pratica una sorta di ‘scommessa’ sull’andamento di altri strumenti finanziari, in questo caso un tasso di interesse) cominciò a rappresentare un pesantissimo costo per il Comune di Ferrara, che nei tre anni successivi fu costretta a versare oltre 800mila euro alla banca di investimento inglese.

La svolta del Comune di Ferrara e di altri 10 enti pubblici italiani (tra cui i Comuni di Prato e Pisa e le Regioni Campania e Lombardia) avviene nel 2011, quando l’avvocato Lo Jacono-Smith fonda l’Italian Desk dello Studio Seddons, che diventerà il principale – per quanto oneroso – alleato delle amministrazioni italiane nelle future battaglie legali contro Dexia. Il 30 maggio 2012 l’allora assessore alle finanze Luigi Marattin annuncia l’annullamento in autotutela del derivato, deliberato dal consiglio comunale dopo un anno di trattative infruttuose con Dexia. Tre le motivazioni tecnico-giuridiche alla base di questo atto unilaterale: i ‘costi impliciti’ (somme implicite nella valutazione dello strumento finanziario) che non sarebbero stati esplicitamente segnalati nel contratto, il contenuto del testo unico sulla finanza del 1998 (la “legge Draghi”) secondo cui chiunque sottoscriva un contratto del genere deve essere “operatore qualificato” (definizione nella quale non rientrerebbe il Comune) e, infine, perchè Dexia fu scelta senza gara o procedura comparativa ma solo attraverso un sondaggio informale. Immediata la risposta della banca di investimento, che fece ricorso al Tar e alla High Court of Justice di Londra pretendendo nel corso degli anni dal Comune (secondo gli ultimi conteggi ufficiali a nostra disposizione, del novembre scorso) una cifra quasi inaffrontabile: oltre 5 milioni di euro.

Gli anni successivi si sviluppano attraverso costanti accantonamenti di risorse nei bilanci comunali (circa 2,5 mln alla fine del 2014), che il Comune decide di ‘mettere da parte’ in caso di soccombenza nella causa milionaria. Risorse a cui si aggiungono costi legali non proprio a prezzo di saldo: altri 2,5 milioni di euro tra parcelle di avvocati e periti e spese burocratiche.

Le reazioni alla sentenza

Facile quindi, di fronte a cifre di questa portata, capire l’importanza della sentenza che ha visto vittorioso il Comune di Prato, che aveva fatto leva proprio sulla Legge Draghi per ottenere l’annullamento dei contratti derivati. Una svolta storica secondo l’avvocato Lo Jacono-Smith, che ai microfoni di Bloomberg Business ha dipinto prospettive assai grigie per la banca di investimento: “Banche come Dexia – afferma il legale – potrebbero andare incontro a problemi significativi. Tutti i loro contratti potrebbero essere annullati e le città italiane potrebbero sfidarle in giudizio”.

E a gioire per la sentenza londinese è anche l’ex assessore alle finanze Marattin, che in un lungo post su internet racconta come ha vissuto in questi anni la vicenda Dexia: “Ricordo quanti mesi passati a lavorarci sopra – scrive Marattin, ora a Roma in qualità di tecnico per il governo Renzi -. Ricordo la “rabbia” nel sapere che si stava cercando di rimediare a fatti compiuti da chi era venuto prima, e che certo in quel momento non si struggeva dalle preoccupazioni. Ricordo la difficoltà di prendere quella decisione rischiosa che in pochissimi avevano preso, e i tanti che dicevano “ma in fondo cosa te ne importa, perché rischiare, tanto non sono soldi tuoi”. Ricordo il tanto lavoro fatto col sindaco e con l’allora direttore generale del comune, Roberto Finardi. E poi ricordo i tanti che in questi anni ci hanno (e mi hanno) vomitato addosso insulti, ironie e accuse, compresi i vigliacchi anonimi sul web e chi, in consiglio comunale, pensava sempre di dar lezioni a tutti (e che invece quel derivato l’aveva a suo tempo addirittura consigliato [il riferimento è a Valentino Tavolazzi, ndr]). Oggi mi occupo di altro – conclude l’ex assessore alle finanze -, e certamente ancora la vicenda non è conclusa, sebbene oggi sia una tappa decisiva. Ma qualche secondo di piccola soddisfazione nel pensare che, grazie a quanto fatto, probabilmente i cittadini di Ferrara avranno diversi milioni di euro da poter spendere senza nuove tasse, beh, quella lasciatemela provare”.

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