Economia e Lavoro
25 Maggio 2015
L'opzione che si profila è l'apertura di un procedimento di mobilità per i 23 lavoratori

Cef, chiusura sempre più probabile

di Redazione | 3 min

unnameddi Francesco Altavilla

Brutte notizie per la centrale a ciclo combinato Cef, centro energia ferrara S.p.a. insediata all’interno del petrolchimico di Ferrara. Posseduta per il 42% da Foster Wheeler Italiana e per il 58% dal gruppo tedesco E.on, la centrale vede la prosecuzione delle sue attività messa in dubbio.

Cef doveva essere infatti ceduta dal gruppo tedesco alla holding ceca Eph insieme alle restanti attività termoelettriche di E.on Italia.

Intorno alla cessione erano però sorti alcuni dubbi già nel mese di aprile, quando i sindacati avevano fatto presente che all’epoca, con la trattativa tra E.on ed Eph avviata, mancavano assolutamente degli accordi di vertice per il futuro dei 940 lavoratori coinvolti, 23 dei quali impiegati nell’impianto ferrarese.

A preoccupare i rappresentanti di Filctem-Cgil, Uiltec-Uil, Flaei-Cisl insieme con le Rsu del Centro energia, c’era la volontà espressa da E.on di terminare le attività del Cef, dopo che una delibera di Terna aveva escluso la centrale a ciclo combinato di Ferrara dalla lista degli impianti essenziali alla rete energetica nazionale, rendendo difficoltosa la gestione dei costi per gli anni a venire. L’operazione di vendita pare debba concludersi entro il mese di giugno, ma la volontà di chiusura dell’impianto è stata rinnovata anche dal gruppo praghese: Eph: “che aveva garantito durante un incontro al ministero dello Sviluppo Economico la salvaguardia produttiva ed occupazionale, e su cui ora sta facendo marcia indietro” come tiene a far presente Vittorio Caleffi di Uiltec-Uil.

Una situazione “precipitata negli ultimi giorni” come ha precisato Stefano Chiarioni di Filctem-Cgil.

L’opzione che si profila è quella dell’apertura di un procedimento di mobilità per i 23 lavoratori interessati il più in fretta possibile. “Uno scenario che noi rappresentanti sindacali rigettiamo” fa presente Vittorio Caleffi, di Uiltec-Uil, che aggiunge “significherebbe la perdita di un’altra attività produttiva in un territorio già segnato pesantemente dalla crisi”. Per tentare di trovare soluzioni alternative alla chiusura, o quanto meno di ritardarla il più possibile, i rappresentanti sindacali e delle Rsu si sono incontrati nel pomeriggio di lunedì 25 maggio con il sindaco di Ferrara Tiziano Tagliani.

“Il sindaco condivide la nostra preoccupazione – ha proseguito Caleffi – le nostre controproposte sono di integrare la centrale con il più grosso impianto di Eni, o almeno di trovare delle soluzioni che fungano da ammortizzatori sociali per i 23 lavoratori, che andrebbero ricollocati prima della dichiarazione di cessazione delle attività”. Per le sigle sindacali la prima strada da percorrere è quella di un accordo di programma con il gruppo industriale Eph “che aveva garantito durante un incontro al ministero dello Sviluppo Economico la salvaguardia produttiva ed occupazionale, e su cui ora sta facendo marcia indietro”.

Sulla chiusura della centrale, aperta nel 1999 non c’è ancora alcuna data certa anche se Chiarioni ritiene ragionevole “attendere almeno un anno, di modo che sia possibile ricollocare adeguatamente i lavoratori, e nel frattempo battere strade alternative finalizzate a consolidare le attività e i livelli occupazionali”.

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