Cronaca
4 Maggio 2015
Francesco Zamboni, classe 1923, premiato al Salone del Cavallo Lusitano a Travagliato

E’ ferrarese il più vecchio maniscalco d’Italia

di Ruggero Veronese | 2 min

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Nella foto, Angelo Grasso, presidente Uaipre e Francesco Zamboni

Nella foto (tratta dal sito dell’artista Aldo Mingozzi), Angelo Grasso, presidente Uaipre e Francesco Zamboni

Ha ferrato cavalli per oltre 70 anni diventando uno dei maniscalchi più stimati – e ‘datati’ – in Italia (fino a tre anni fa, prima di ritirarsi era il più vecchio maniscalco dello Stivale), al punto che tra i suoi ‘pazienti’ più noti si trova anche il più grande fuoriclasse dell’ippica moderna: Varenne, il famoso stallone nato nell’allevamento copparese di Zenzalino. Francesco Zamboni, classe 1923, è ormai un simbolo tra i maniscalchi italiani e sabato 2 maggio, durante il Salone del Cavallo Lusitano a Travagliato (in provincia di Brescia), ha ricevuto un riconoscimento per la sua lunga carriera da parte dell’associazione di Uaipre (Unificazione associazioni italiane Pura Raza Española).

Impossibile contare con precisione il numero di cavalli passati per le sapienti mani di Zamboni, che in 70 anni di attività ha perfezionato sempre più le proprie tecniche di ferratore e ha raccolto una stima condivisa in tutto l’ambiente dell’ippica per la cura che prestava nel confezionare ogni volta un ferro tagliato su misura per lo zoccolo dell’animale che si trovava di fronte. Un lavoro che il maniscalco ha svolto fino a tre anni fa, quando a 89 anni era il più anziano ferratore italiano in attività. Oggi Zamboni è andato in pensione ma continua a seguire con passione l’attività del figlio, che ha seguito le sue tracce e lavora nello stesso campo.

Il maniscalco cominciò a lavorare con i cavalli quando aveva appena 12 anni, per aiutare la famiglia in difficili condizioni economiche, e dal principio mostrò un notevole talento. Qualche anno dopo, nel 1943, svolge il suo lavoro per l’esercito italiano, ma viene catturato dai tedeschi che si accorgono delle sue doti e gli assegnano la cura dei cavalli della Wehrmacht, scampandolo così dalla deportazione. Dopo la guerra continua il suo lavoro e dagli anni ’70 si occupa dei cavalli dell’ippodromo di Ferrara, dove lavorerà fino al termine di una carriera ricca di soddisfazioni e di fronte alla quale la Uiapre non ha potuto fare altro che assegnargli l’atteso riconoscimento.

Come premio alla carriera, consegnato da Angelo Grasso, presidente Uaipre, al ferrarese è stato consegnato l’acquerello “Cavalli del re 001” del pittore Aldo Mingozzi.

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