Cronaca
11 Marzo 2015
L'arringa del difensore di Negretto fa saltare i nervi all'ex presidente: "Mi volete vedere in prigione e dare la colpa solo a me"

Coopcostruttori, Donigaglia furioso si scaglia contro l’avvocato

di Ruggero Veronese | 3 min
Giovanni Donigaglia con l'avvocato Mitaritonna

Giovanni Donigaglia con l’avvocato Mitaritonna durante il processo di primo grado

Quasi una giornata campale quella vissuta ieri nell’aula della corte d’appello del tribunale di Bologna, dove si celebrava il processo di secondo grado per il crac Coopcostruttori. Una giornata che verrà ricordata in particolare per l’animato scontro tra Giovanni Donigaglia (ex presidente della coop condannato a quattro anni e mezzo in primo grado) e il difensore di uno degli imputati ‘minori’ della vicenda (Antonio Negretto), l’avvocato Antonio Tebano. Che dopo aver pronunciato la propria arringa, durante la pausa dell’udienza, si è visto aggredire verbalmente nei corridoi del tribunale dall’infuriato ex dirigente argentano per via della linea difensiva sostenuta davanti ai giudici.

Il motivo della lite è facile da intuire: la difesa di Negretto ‘cozza’ con la linea sostenuta poche ore dopo dall’avvocato Cesarina Mitaritonna, legale di Donigaglia, e con quella di Lorenzo Valgimigli, difensore dell’ex vicepresidente di Coopcostruttori Giovanni Ricci Maccarini. Che di fronte ai giudici hanno sostenuto l’imprevedibilità del crac da oltre un miliardo di euro che portò al fallimento, le cui prime avvisaglie sarebbero giunte solo nel 2003, quando le banche avviarono i decreti ingiuntivi per ripianare i prestiti erogati alla coop argentana. Concludendo che le responsabilità di quanto avvenne furono esterne a Coopcostruttori, i cui vertici avevano iscritto a bilancio ingenti quantità di riserve tecniche, da recuperare dai propri creditori, che avrebbero assicurato la stabilità finanziaria alla società. E solo i ritardi e l’impossibilità a ottenere quanto dovuto fecero sprofondare il colosso di Donigaglia in un indebitamento senza via d’uscita.

Ma cosa ha sostenuto Tebano per far infuriare l’ex presidente di Coopcostruttori? Sostanzialmente ha dato voce a una delle tesi della procura di Ferrara e ora di Bologna: ovvero che i vertici Coopcostruttori fossero a conoscenza della gravità della situazione già dal 1997, ma che la tennero accuratamente nascosta all’assemblea dei soci fino a quando, più di cinque anni dopo, non fu troppo tardi. E secondo Tebano della reale situazione erano coscienti anche gli ex dirigenti di Legacoop Franco Buzzi e Fabio Carpanelli, che nel 1997 parlarono a Negretto di una “cooperativa decotta” a causa delle politiche manageriali di Donigaglia.

Mentre Tebano parla Donigaglia si agita al fianco del proprio legale. Agita le mani vistosamente ed esprime a bassa voce la propria incredulità fino al termine dell’arringa. Quando l’avvocato termina, chiedendo l’assoluzione per Negretto, il giudice dispone una pausa di una quindicina di minuti prima di dar la parola alla Mitaritonna. Ed è a quel punto che l’ex presidente argentano parte all’attacco: segue Tebano nei corridoi e, giunto faccia a faccia, non si trattiene più. “Ma cosa stai dicendo? Che storie sono queste? Facendo così mi volete vedere in prigione, volete dare la colpa solo a me”. Queste alcune delle frasi ascoltate dai testimoni che si trovavano a poca distanza. Intanto Donigaglia continua ad alzare la voce e la scena non passa inosservata tra gli addetti ai lavori nel tribunale bolognese.

L’arringa di Tebano, inutile specificarlo, ‘fa gioco’ non solo al suo cliente, ma anche agli accusatori di Donigaglia e Ricci Maccarini: procura e parti civili. L’avvocato Carmelo Marcello, legale di alcuni degli ex soci che si ritengono truffati dagli ex dirigenti, spiega che “ciò che abbiamo sentito è quanto sosteniamo da anni insieme ai pm. Per noi è una soddisfazione sentire da uno degli imputati quella verità processuale che abbiamo cercato di fare emergere in primo grado e che stiamo sostenendo in appello. Ci fa piacere vedere che uno degli imputati riconosca la reale ricostruzione dei fatti“. E si associa, ma non senza una punta di indignazione, anche il portavoce del Carspac 2, Giovanni Bigoni: “Per noi sono cose fastidiose da ascoltare. È fastidioso sentire che la Legacoop sapeva, che Poletti (ex presidente Legacoop, ora ministro del lavoro, ndr) sapeva, così come il partito (l’ex Pci, ndr), i sindaci di Ferrara e i politici a Roma ma che nessuno ha mai parlato. Le alte aristocrazie sapevano tutto, ma non i soci, che erano quelli che dovevano essere informati. Ma la cooperativa era dei soci, non di Donigaglia o Poletti”.

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