Politica
6 Marzo 2015
Il consigliere di Gol chiede di verificare se ci sia stato abuso d'ufficio nella selezione per il nuovo comandante

“Concorso farsa” dei vigili, Rendine va in procura

di Redazione | 2 min

Francesco RendineFrancesco Rendine, consigliere comunale di Gol, chiede alla procura di verificare se ci sia stato o meno “abuso d’ufficio” (o eventuali altri reati) nella selezione per il nuovo comandate della Polizia municipale di Ferrara.

Rendine torna così alla carica, consegnando un esposto alla procura della Repubblica, su quello che aveva definito in un’interpellanza un “concorso farsa”, lamentando che la commissione esaminatrice avrebbe usato criteri di selezione non previsti nell’avviso pubblico per escludere – a detta del leader della civica – alcuni candidati.

“Dal verbale emerge che la commissione avrebbe deciso di escludere dei concorrenti per assenza di requisiti specifici non presenti nel bando – scrive Rendine nell’esposto -, come per esempio per aver terminato l’attività di comandante in comuni con più di 100.000 abitanti qualche anno prima, oppure, essere comandante in carica in comuni con meno di 100.000 abitanti”.

Il consigliere si dichiara anche disponibile a portare diretta testimonianza di come “un commissario abbia riferito a chi era interessato ad assistere alle prove di selezione orali che non era possibile”. Tutto questo “nonostante nel regolamento delle selezioni pubbliche per l’accesso all’impiego nel Comune di Ferrara” sia previsto, tra le varie cose, che “prima dell’inizio del colloquio, la Commissione decide sulle modalità della prova stessa. In particolare predetermina, immediatamente prima dell’inizio della prova, gli argomenti oggetto del colloquio, attenendosi rigorosamente a quanto previsto dal bando” e che “il colloquio si svolge in un’aula aperta al pubblico, di capienza idonea ad assicurare la massima partecipazione”.

Il giorno dopo la pubblicazione dell’interpellanza di Rendine il sindaco Tiziano Tagliani – direttamente chiamato in causa dallo stesso consigliere – aveva risposto che “non si tratta di un concorso, ma di una procedura per l’affidamento da parte del sindaco di un incarico fiduciario a tempo determinato” in cui la commissione avrebbe due compiti: “Verificare, per ciascun candidato, la sussistenza dei requisiti previsti dal bando e tracciare un profilo dei candidati ritenuti ammissibili (ovvero in possesso dei requisiti predetti) che tenga conto dell’esperienza maturata, delle spinte motivazionali, e dell’attitudine individuale, per poi sottoporlo alle successive e decisive valutazioni del sindaco, che affida l’incarico assumendosi ovviamente piena responsabilità della sua scelta di fronte ai cittadini e all’opinione pubblica”.

La risposta del sindaco fu anche di carattere politico: “O il Comune è un nido di iniquità – affermò Tagliani – o Rendine adotta forme particolari di dialettica in assenza di argomenti migliori”.

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