Comacchio
27 Febbraio 2015
Proposta dalla Consulta popolare, aveva raccolto quasi 9mila firme

Accolta a metà la petizione sul San Camillo

di Redazione | 2 min

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Comacchio. La petizione sul San Camillo presentata il 26 gennaio scorso all’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna è stata recentemente esaminata dall’Ufficio di presidenza dell’Assemblea stessa ai fini della dichiarazione di sussistenza delle condizioni di ammissibilità.

Come noto, la petizione, corredata da 8950 firme di cittadini, chiede che venga istituita una commissione regionale d’inchiesta onde verificare la congruità dell’investimento di circa 13 mln di euro per l’avvenuta ristrutturazione completa dell’ospedale di Comacchio di cui all’accordo regionale del 23 marzo 2001 e, ancora, che l’investimento che ha prodotto, nel 2012, l’accreditamento della stessa struttura ospedaliera venga valorizzato all’interno di una sperimentazione gestionale economicamente sostenibile pubblico-privata, così come esistente in altre realtà della regione.

Dei due quesiti, quello relativo alla sperimentazione gestionale è risultato ammissibile, in quanto riconducibile a interessi di natura generale per il fatto di esporre comuni necessità in materia di competenza regionale, così come vuole lo Statuto dell’Ente all’articolo 16. Tale quesito è stato trasmesso alla IV Commissione assembleare “Politiche per la Salute e Politiche sociali” che dovrà esaminare la petizione entro sei mesi e produrre una relazione da comunicare all’Assemblea o, se il caso, abbinare la stessa ad altro atto riguardante analogo oggetto. Il primo quesito, relativo all’istituzione di una commissione d’inchiesta, non è stato ritenuto ammissibile in quanto non espone, a parere dell’ufficio, comuni necessità, come vuole lo Statuto. L’Ufficio di presidenza non manca, però, di annotare che la richiesta di istituzione della commissione d’inchiesta può essere formulata da ciascun consigliere regionale.

“Sono parzialmente soddisfatto – afferma Giovanni Gelli, primo firmatario -. Ritengo che si è confuso lo strumento (commissione d’inchiesta) con l’argomento (congruità dell’investimento pubblico di 13 mln per accreditare la struttura come ospedale non come poliambulatorio e uffici dipartimentali), come se i cittadini non abbiano la comune necessità di conoscere se vengono spesi bene o sprecati i soldi dei contribuenti o se è istituzionalmente corretto raggirare la cittadinanza. Per quanto riguarda la sperimentazione gestionale pubblico-privata, penso che la Commissione regionale non possa fare a meno di riconoscere che il piano strategico di riorganizzazione e di sostenibilità della sanità ferrarese, abbia penalizzato i cittadini della periferia provinciale orientale che vedono ridotti e allontanati dal proprio territorio i servizi ospedalieri e sono costretti alla mobilità sanitaria (passiva) verso strutture pubblico-private di province limitrofe. D’altra parte – conclude – i sacrifici che gravano su questa popolazione e sui turisti che soggiornano ai Lidi, non sono neppure compensati dalla riduzione del costo sanitario pro capite. Questo, invece di diminuire, aumenta ed è, nel 2013, il più alto della regione. Su questo dato, peraltro mai comunicato ufficialmente in Conferenza sociale e sanitaria, molti fingono di non sentire e non parlano.”

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