Cronaca
18 Febbraio 2015
L'impresa che ha vinto l'appalto è in crisi e non firma per dare il via ai lavori e per Fer diventa "materia di avvocati"

L’ennesimo stop alla metro di superficie

di Daniele Oppo | 2 min

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IMG_20150217_163453595_HDRLa società Acmar è in crisi, affitta il ramo d’azienda ferroviario alla Gcf, ma tiene per sé il contratto per i lavori della metropolitana di superficie Ferrara-Cona. Siamo giunti così all’ennesimo episodio di una vera e propria saga che dura ormai da 15 anni, proprio nel momento in cui si vedeva finalmente la luce.

Arrivano – ancora – brutte notizie dunque su una delle “grandi opere” ferraresi, data per finita prima entro il 2011 e poi entro il 2017. A darne conto è stato l’amministratore unico di Fer Sergio Alberti, intervenuto insieme al direttore generale Stefano Masola e al Rup del progetto Massimo Esposito, durante la seduta convocata ad hoc della terza commissione consiliare.

Più che altro si è trattato di fare un excursus storico delle vicende che hanno portato alla situazione attuale, quella di un appalto lievitato fino a toccare quasi 56milioni di euro (con 33 ancora da spendere) che fa fatica a vedere la sua conclusione. Focus puntato, oltre alle vicissitudini delle varie aziende coinvolte nell’appalto, anche sulle varie modifiche al progetto stesso che nel corso degli anni hanno comportato il dilatarsi dei tempi.

Le ultime in particolare, quelle dovute alle perizie di variante per l’adeguamento sismico dopo il terremoto del 2012, non hanno convinto uno dei consiglieri, Francesco Rendine, che ha osservato come le norme anti-sismiche risalgano almeno al 2008 e che Ferrara sia stata classificata zona sismica già nel 2003: incomprensibili dunque le modifiche arrivate solo dopo il 2012 e, soprattutto, dopo il sisma per via “nuove normative” che però i tre responsabili del progetto non hanno saputo argomentare, lasciando un po’ tutti col dubbio.

Poco male, perché i cantieri sarebbero stati pronti a riaprire a dicembre-gennaio: serviva solo la firma di Acmar sull’atto di sottomissione previsto dall’appalto, ma quest’ultima, convocata per due volte da Fer ha dapprima rinunciato alla firma e poi ha scelto direttamente di non presentarsi all’incontro. Risultato: tutto di nuovo fermo e, come ha affermato Alberti, “è stata una mazzata pazzesca e per Fer adesso è materia di avvocati”. L’obiettivo, a meno di un improbabile ripensamento della società, è quello di arrivare alla risoluzione del contratto con contestuale risarcimento dei danni e “riassegnare l’appalto nel più breve tempo possibile”.

Questa volta manca però la quantificazione temporale: “Non faccio pronostici” si è limitato a dire Alberti, e mentre c’è chi – come il consigliere del Pd Fausto Facchini – propone di pensare di rifare direttamente la gara di appalto e chi, come l’assessore Aldo Modonesi, consiglia di “perdere qualche mese in più piuttosto che rischiare tutto con un accanimento”, la metro continua ad essere un miraggio, contornato magari da molta erba incolta.

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