Cronaca
1 Ottobre 2014
L'annuncio dell'Ad di Fer Sergio Alberti in commissione consiliare, ma rimane il nodo espropri

“Metropolitana di superficie entro il 2017”

di Redazione | 3 min

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unnamed (10)Ferrara, anno 2017. Passata la fermata dell’Aleotti, il treno scende sotto terra. Poco dopo, sempre in profondità, si arresta all’altezza di via Bologna. Riemerge più avanti, quando deve fermarsi alla Rivana.

Quando si sia cominciato a parlare di metro di superficie oramai non si ricorda nemmeno più, ci penserà una relazione storica di alcune pagine a ricostruire i passaggi. La novità di ieri pomeriggio, però, è che esiste una data (l’anno 2017 appunto) entro cui questo progetto sarà realtà, sarà operativo. L’ha detto l’amministratore unico delle Ferrovie Emilia Romagna Sergio Alberti, ascoltato dalla Terza commissione consiliare nella Sala dell’Arengo.

Il progetto a grandi linee è noto, ma vale la pena richiamarlo. Già oggi esiste ed è attiva la linea ferroviaria che da Ferrara porta a Codigoro e Ravenna: il progetto è quello di utilizzarla per collegare più frequentemente la città (è in particolare la zona sud, al momento non servita da alcun autobus diretto) al nuovo nosocomio. Dieci le fermate previste: Stazione ferroviaria, Facoltà di Ingegneria, Istituto Aleotti, via Bologna (quella sotterranea), Rivana (piazzale Camicie Rosse), via Boschetto, via Ricciardelli a San Bartolo, Città del Ragazzo, Ospedale Sant’Anna, Cona.

Ai 45 milioni inizialmente previsti hanno dovuto aggiungersene altri 5,3 quasi del tutto a carico della Regione (il Comune ne ha messi 600mila). Ma proprio intorno a quei 990 metri di tunnel il progetto avrebbe rischiato di arenarsi ulteriormente. “Inizialmente il Ministero delle Infrastrutture ci aveva invitato a chiedere un parere ai Vigili del Fuoco, che avrebbe allungato di parecchio i tempi – ha raccontato Alberti – ma ci siamo rivolti per conferma al Ministero dell’Interno e ci ha risposto che non è necessario”. Diverso sarebbe stato se la lunghezza del tunnel avesse raggiunto i mille metri.

“L’ultimo vero grande nodo resta quello dei rimanenti espropri, oltre una sessantina” ha spiegato ancora l’amministratore, anche se non ha saputo rispondere al consigliere Pietro Turri (Pd) su quale sia il loro costo e che dimensione abbia nel complesso l’area ancora da espropriare. Ilaria Morghen dei 5 stelle ha voluto portare i problemi dei residenti nella zona già espropriati, “i quali si trovano un giardino diviso in due a causa dei lavori”. “Problemi purtroppo inevitabili per un cantiere di questa durata” ha risposto Alberti, ricordando che ben due ditte fra quelle che vi si sono dedicate sono nel tempo fallite.

“Comunque – ha proseguito l’amministratore parlando sotto gli affreschi di Achille Funi – sono convinto che entro la fine dell’anno ci sarà la ripresa dei lavori, e a quel punto serviranno fra i due e i tre anni, visto che quando si scava gli eventi possono essere tali e tanti”. Insomma, anche immaginando che si parta il 31 dicembre prossimo e che occorrano tre anni, prima che finisca il 2017 l’opera sarà pronta.

Ma quanti treni ci passeranno? Su questo il personale di Fer (c’erano anche il direttore generale Stefano Masola e il responsabile unico del procedimento Massimo Esposito) non hanno voluto pronunciarsi, visto che dipenderà dalla Regione e da Tper, l’azienda che gestisce il servizio. Hanno comunque escluso per ragioni tecniche (si tratta di un binario unico) che possa esserci una frequenza inferiore ai trenta minuti. Al massimo due treni l’ora insomma.

Il timore in realtà è che un’opera simile resti sottoutilizzata. “Il Comune dovrà diffondere la conoscenza della sua esistenza” ha concluso Alberti, mentre Francesco Rendine di Giustizia, onore e libertà denuncia la scarsità di parcheggi per auto nei pressi delle stazioni, cosa che renderebbe impossibile un cambio di mezzo.

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