Cronaca
13 Febbraio 2015
In una intervista alla "Zanzara" il senatore definì "un cuscino" il sangue dietro la testa

Aldrovandi, gip chiede al Senato l’autorizzazione a procedere per Giovanardi

di Marco Zavagli | 2 min

aldro coispIl gip del tribunale di Ferrara Monica Bighetti ha chiesto al Senato l’autorizzazione a procedere per diffamazione aggravata nei confronti di Carlo Giovanardi. I difensori Davide Giovanardi e Simone Agnoletto, nel corso dell’udienza tenuta lo scorso 6 febbraio, avevano chiesto l’archiviazione della querela, intentata da Patrizia Moretti, per l’insindacabilità delle sue opinioni espresse in qualità di parlamentare. Il gip le ha respinte e ha disposto l’invio degli atti alla giunta per le immunità di palazzo Madama, che ora dovrà deliberare per la prosecuzione o meno del procedimento penale.

Le indagini a carico di Giovanardi, affidate al pm Stefano Longhi, si erano chiuse a settembre  e il senatore era stato sentito in procura nel luglio scorso per rispondere delle dichiarazioni rese il 29 marzo 2013 al programma radiofonico “La Zanzara” di Radio24. Il senatore viene intervistato da Cruciani sui fatti di Ferrara, ovvero il sit-in del Coisp in piazza Municipale, con la madre di Federico Aldrovandi, Patrizia Moretti, scese in strada mostrando la gigantografia del figlio morto, con il viso sfigurato dalle ferite.

Al conduttore de “La Zanzara” Giovanardi disse che “quella macchi rossa che è dietro è un cuscino, non è sangue quello là…”. Un’affermazione che lasciava intendere che la madre avesse distorto la realtà per “indurre – scrive il pm – artatamente nell’opinione pubblica un falso convincimento in ordine alle condizioni del cadavere del ragazzo”.

E invece era proprio vera. “Si tratta della foto del volto di Federico – spiegherà la madre in sede di querela -, ancora vestito degli abiti che indossava al momento della morte, sul lettino dell’obitorio, scattata di consulenti del pubblico ministero in sede di autopsia” e “utilizzata al momento del processo come facente parte del compendio fotografico dei medici legali”.

Per il gip Giovanardi si esibì in dichiarazioni, “contrarie al vero, in maniera consapevole e volontaria o comunque senza verificare la fondatezza delle proprie affermazioni (così volontariamente accettando il rischio di riferire circostanze false”.

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