Cronaca
29 Gennaio 2015
L'avvocato degli agenti alla Corte dei Conti: “Il MInistero non ha voluto aprire una finestra scabrosissima”

Aldrovandi, spunta un documento top secret

di Marco Zavagli | 3 min

aldroSpunta un documento inedito tra le carte del Ministero dell’Interno. Un documento riservato, “ottenuto con pene e fatiche terrificanti”, dal quale si evincerebbe “il vero motivo per il quale il Viminale ha risarcito la famiglia Aldrovandi, per non aprire una finestra scabrosissima sul necessario aggiornamento del protocollo sulle tecniche di contenimento della Polizia”.

Sono le rivelazione che l’avvocato Marco Zincani concede al termine dell’udienza in Corte dei Conti di Bologna, presieduta dal presidente Luigi Di Murro . La giustizia amministrativa è chiamata a pronunciarsi sulla richiesta della procura contabile, che chiede ai quattro poliziotti condannati in via definitiva per l’omicidio colposo di Federico Aldrovandi circa 1.870.000 euro.

A tanto infatti ammonterebbe la “grave fattispecie di danno erariale subita dal Ministero dell’Interno” che, nel 2010, aveva stipulato l’atto negoziale di transazione in favore della famiglia del ragazzo ucciso. Ciascuno dei quattro agenti è tenuto a risarcire, in proprio, un danno di circa 467.000 euro.

Una transazione contestata nel quantum e nella legittimità dall’avvocato Eugenio Pini, che assiste Monica Segatto. “Contestiamo – spiega il legale – il fatto che siano state elargite somme a titolo di risarcimento anche ad alcuni parenti non costituiti parte civile. La transazione, inoltre, è avvenuta prima della sentenza definitiva, dando così per accertata la responsabilità prima ancora di un giudicato”.

Nel caso particolare di Monica Segatto, poi, “vanno enucleate le responsabilità dei singoli, dal momento che Alfa 2 (la volante con a bordo Segatto e Forlani, ndr), è arrivata in via Ippodromo alle 6.03, sei minuti prima del decesso è avvenuto alle 6.09, mentre la prima pattuglia era sul posto, seguendo la ricostruzione della Corte d’Appello, intorno alle 5.30”. Segatto avrebbe chiamato l’ambulanza alle 6.03.44, “quarantaquattro secondi dopo essere giunta sul posto”, sostiene il legale, “quindi non le si può imputare di non aver prestato soccorso. Quanto all’imputazione di aver tenuto il giovane in posizione prona, lei gli teneva i piedi per evitare che la scalciasse”. Pini va oltre, confutando la responsabilità stessa degli agenti: “da un nostro accesso agli atti al Ministero abbiamo la conferma che quella posizione di ammanettamento in posizione prona era quella prescritta dal Corpo di Polizia: pancia a terra con un ginocchio sul collo e uno sulla schiena”.

Eccepisce sulla misura del risarcimento anche l’avvocato Zincani, difensore di Paolo Forlani, Enzo Pontani e Luca Pollestri. “La cifra è esorbitante, include anche centinaia di migliaia di euro per spese legali”. Ma il vero punto di forza della difesa, ancora top secret, è un altro: “il vero responsabile – punta il dito Zincani – è il protocollo adottato dagli agenti. È quello ad essere pericoloso”. Lo dimostrerebbe “un documento ufficiale del ministero, datato settembre 2014, che ha una portata dirompente”, ottenuto “con pene e fatiche terrificanti”, che “ho consegnato solo ai giudici della Corte per non inquinare l’esito del loro giudizio, ma che a sentenza avvenuta renderemo noto: da quel documento si evince che il pagamento non dipende da dinamiche esterne, cioè dell’azione degli agenti, bensì dal fatto che sarebbe costato ben di più allo Stato richiamare tutti gli agenti di Polizia per nuovi addestramenti”.

Di qui il j’accuse di Zincani: “Il ministero ha pagato solo per non aprire una finestra scabrosissima, ossia il necessario aggiornamento del protocollo sulle tecniche di contenimento, preferendo buttare ogni responsabilità sulle spalle degli agenti”.

Se cosi fosse quel documento potrebbe portare a una revisione del processo? “Ci stiamo pensando – confida l’avvocato a estense.com -; ora bisogna però lasciare la massima serenità di giudizio alla Corte, per far luce sulla vicenda e sulle reali responsabilità. Questa non è la valutazione di un avvocato schierato, ma la riflessione di un cittadino che si augura che episodi di questo tipo non accadano più”.

La risposta della Corte è attesa entro un mese.

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