«Occorre evitare di svendere “ai pirati” il nostro patrimonio acquatico.» L’allarme è lanciato dal capogruppo regionale della Lega Nord, Alan Fabbri, a pochi giorni dalla presentazione dell’interrogazione che chiede maggiori controlli e sanzioni contro i “bracconieri” della pesca, proprio mentre ieri sabato 24 gennaio, sulle sponde del canale Pilastresi, i controlli di Aeop (un’associazione che si occupa di effettuare controlli in materia ecologica sul territorio) hanno sorpreso un pescatore di mestiere rodigino e due rumeni intenti a pescare senza le necessarie autorizzazioni e con metodi non consentiti.
I tre avevano raccolto già circa 15 quintali di pesce, tra carpe ed altre specie, che sono state posti sotto sequestro dalle autorità. Il fatto ha riportato sotto i riflettori le vicende dei pescatori di frodo, per i quali Fabbri e la Lega chiedono da tempo un inasprimento delle pene, assieme a controlli più efficaci. «C’è il rischio che gli unici a trarre vantaggio da una pesca che non esitiamo a definire “selvaggia” siano i pescatori di frodo».
Molte specie, infatti, tra cui la carpa, hanno perso le tutele perché sono state inserite dalla commissione tecnica regionale tra quelle ‘alloctone’. «Gli appassionati saranno così obbligati agli abbattimenti, contro l’etica degli stessi sportivi che giudicano questa pratica “aberrante”. Ad aggravare la situazione, vi sono «sanzioni troppo ‘blande’ per i pescatori di frodo previste dalla legge 11 del 7 novembre 2012, che punisce con una semplice sanzione amministrativa anche chi pesca con esplosivo o con elettrostorditori. I quali dovrebbero essere vietati, ma vengono utilizzati ugualmente da pescatori stranieri senza scrupoli».
Sul massiccio ritrovamento di pesci pescati nel Pilastresi, Aeop ha richiesto l’intervento della Polizia Municipale dell’Alto Ferrarese, la quale ha posto sotto sequestro il pescato. Fabbri, al momento della discussione in Regione della sua interrogazione, intenderà fare presente il recente episodio «per inasprire le pene per i pescatori di frodo (trasformando i reati amministrativi, come quello del Pilastresi, in penali) per tutelare il nostro patrimonio ittico, senza svendere “ai pirati” del Po il nostro pesce.»
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