Cronaca
23 Gennaio 2015
Tra i testimoni anche i funzionari municipali, le cui verifiche si concentrarono però solo sulla correttezza dei bilanci

Truffa del gattile, nessuna irregolarità per i contabili del Comune

di Redazione | 3 min

gatti per articolo veterinarioÈ corretto dare cibo per cani ai gatti? Ma soprattutto, per quale motivo un gattile dovrebbe spendere 5mila euro – quota rilevante rispetto ai 40mila euro del bando di finanziamento – solo in utenze telefoniche? È ripartito attorno a questi due quesiti il processo sulla presunta “truffa del gattile”, che vede imputati i due responsabili della onlus Gruppo Animalista di Solidarietà (Gas) Lilia Rosa Castaldini e Rudi Righetti, che hanno avuto in gestione la struttura pubblica fino al 2013. Un processo in cui il tribunale dovrà far luce sulle spese effettuate dal 1° maggio 2011, quando il Gas prese in gestione il gattile, e che secondo la procura e varie associazioni animaliste – da cui è scaturito l’esposto in procura e ora parti civili nel processo – avrebbero poco a che fare con la cura e la tutela dei suoi ospiti a quattro zampe.

Tra le spese contestate la parte del leone la gioca quella relativa alle utenze telefoniche: l’accusa parla infatti di quasi 200 schede sim in abbonamento, più altre 30 ricaricabili, intestata alla onlus durante la gestione del gattile, con un traffico di circa 5mila euro addebitato al Comune di Ferrara in virtù del bando pubblico vinto dal Gas. Un punto di cui si è parlato anche durante l’udienza di ieri mattina, quando la difesa dei due imputati, l’avvocato Elisa Cavedagna, ha chiamato sul banco dei testimoni due funzionarie del Comune di Ferrara per parlare delle fatture che mensilmente, per i circa due anni di gestione del Gas, ricevevano dal gattile. Le testimoni hanno affermato di non aver mai riscontrato irregolarità nei conti dell’associazione, nei quali era impossibile valutare la pertinenza o meno delle telefonate nella gestione del gattile. Controlli effettuati quindi esclusivamente dal punto di vista contabile, dai quali non sono però emersi elementi sospetti.

Altro punto, anche se meno rilevante economicamente (si parla in questo caso di 394 euro), riguarda il ritrovamento di confezioni di cibo e medicinali per cani dati in pasto ai gatti nella struttura. In questo caso la difesa si è affidata soprattutto alla testimonianza di un veterinario, che ha elencato alcuni dei casi in cui anche ai piccoli felini non nuoce un certo tipo di alimentazione canina, ad esempio nel caso di animali con problemi di salute o che necessitano di diete particolari. Un discorso simile riguarda i medicinali, che in alcuni casi erano stati acquistati in virtù di particolari principi attivi mentre in due casi distinti l’acquisto di prodotti per cani sarebbe riconducibile a meri errori di trascrizione nella contabilità.

Durante la prossima udienza, a metà febbraio, le parti in causa effettueranno la discussione prima del pronunciamento della sentenza. Tra queste vi saranno anche le associazioni animaliste A Coda Alta, G.A.T.A, Avedev, Oipa, Lav, Enpa e Lega nazionale per la difesa del cane, costituitesi parti civili attraverso l’avvocato Carlo Bergamasco, che dopo aver lanciato la prima denuncia hanno continuato a seguire in prima persona il processo.

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