Si aprirà il prossimo gennaio il processo per la “truffa del gattile” che vede alla sbarra Lilia Rosa Castaldini e Rudi Righetti, responsabili del Gruppo Animalista di Solidarietà (Gas) che aveva in gestione la struttura comunale. Durante l’udienza filtro tenutasi ieri, il tribunale di Ferrara ha acquisito la documentazione della procura, mentre le parti hanno depositato l’elenco delle testimonianze e delle prove che verranno valutate nel processo. Tra i protagonisti ci sarà anche l’associazione animalista “A Coda Alta”, costituitasi parte civile attraverso l’avvocato Carlo Bergamasco nel processo dopo che assieme ad altri gruppi denunciò attraverso un esposto le condizioni in cui sarebbero stati nutriti e ospitati i gatti della struttura.
Il Gas aveva infatti vinto la gara d’appalto indetta dal Comune per l’assegnazione della gestione della struttura di via Gramicia e aveva iniziato a gestirlo dal 1° marzo 2011, ma fin da subito si erano levate forti critiche da parte delle associazioni A Coda Alta, G.A.T.A, Avedev, Oipa, Lav, Enpa e Lega nazionale per la difesa del cane. Che sottolineavano anche come la onlus si fosse già occupato in precedenza della gestione del gattile municipale dal 2002 al 2007, ma a fine mandato avesse lasciato “perché – scrivevano nel 2011 – con i 60mila euro assegnati dall’amministrazione non riusciva a coprire le spese di gestione”. Poi, inaspettatamente, aveva invece partecipato alla gara “senza avvalersi della collaborazione di altre associazioni pur sapendo che il budget era di soli 40mila euro”.
Le indagini dei carabinieri avviate in seguito all’esposto appurarono diverse zone d’ombra nei bilanci del gattile, in particolare per quanto riguardava le spese telefoniche: durante la gestione della struttura, la Castaldini aveva attivato quasi 200 schede sim in abbonamento, più altre 30 ricaricabili, tutte rigorosamente intestate alla onlus, oltre ad aver acquistato a rate diversi cellulari Blackberry. I militari hanno potuto accertare un traffico dati internet e “da e per” l’estero di mms ed sms per un importo complessivo di oltre 5mila euro, traffico accertato su quasi tutte le schede. Tutto, ovviamente, addebitato al Comune di Ferrara. A questo si aggiungeva anche l’acquisto sospetto di cibo per cani, per il quale i due indagati si sono giustificati sostenendo che si tratterebbe di un mero errore formale nella compilazione dei bilanci.
L’ipotesi di reato contestata ai due ex gestori del gattile è di truffa aggravata ai danni dello stato: secondo la procura infatti gli imputati si sarebbero aggiudicati il bando pubblico per poi utilizzarne le risorse per acquisti o investimenti privati.