Copparo. Sono preoccupati, anzi molto preoccupati, i lavoratori Berco. O almeno un gruppo di essi. Quelli che già nel febbraio 2013 scrissero al nostro giornale per chiedere a istituzioni, partiti, sindacati “di non abbandonarci e di non attendere che Berco diventi una delle tante Bbs, Alcoa, Carbosulcis, ecc. in giro per l’Italia”. E che oggi tornano a scriverci – “anche se siamo un po’ di meno dopo la cura Morselli” – dopo aver indossato una polo particolare.
Quella che l’amministratore delegato ha regalato ai dipendenti, dono accompagnato da una lettera. Nella missiva Arend ammette una flessione in negativo del gruppo, che ha fatto perdere al colosso della Thyssenkrupp la posizione di leader del settore del sottocarro. E per riconquistare il gradino più alto l’ad chiede ai ‘colletti bianchi’ di reinventare l’azienda. E di farlo partendo proprio dalla ristrutturazione dello scorso anno. Per ottenere quella che Arend definisce la “più grande trasformazione di tutta la storia della Berco”, i mezzi sono presto detti: riduzione tempi di esecuzione, migliorare i tempi di consegna e aumento della produzione e della vendita.
L’ad conclude esortando i quadri a diventare imprenditori, ognuno nella propria area, per “vincere questa gara” per rientrare al primo posto del settore e cerca di coinvolgerli sollecitandoli a inviare commenti o suggerimenti a una mail apposita.
Alla luce di quella lettera ecco la prima risposta di quelli che si firmano oggi “Quel gruppo di dipendenti Berco disperati a febbraio 2013 e che oggi sono ancora molto preoccupati”. “Noi ci siamo”, è la prima risposta, anche se tra le righe emergono forti dubbi sul futuro dello stabilimento. Il gruppo di dipendenti vorrebbe chiarezza e informazioni precise su dati economici della produzione, volume di ordinativi per i prossimi trimestri, ipotesi di vendita dello stabilimento e organizzazione del lavoro. Insomma “quella gara vogliamo vincerla ma l’azienda deve metterci nelle condizioni di avere qualche speranza di risultare alla fine vincitori”.
Per questo, anziché inviare una mail di risposta con i loro commenti e suggerimenti, il gruppo in questione ha deciso di scrivere una “lettera aperta” (pubblicata integralmente nello spazio Lettere) all’amministratore delegato scegliendo come mezzo il nostro quotidiano, con l’obiettivo di permettere a tutti i dipendenti Berco di concordare o dissentire con l’analisi della situazione e di contribuire alla discussione con uno o più commenti.
Un’analisi, quella del “gruppo di dipendenti preoccupati”, che parte dalle notizie sul sostanziale pareggio di bilancio diffuse nell’anno fiscale 2013/14 dichiarate ai sindacati e dalle voci che invece parlavano di una perdita di 8-10 milioni di euro.
A questo si aggiunge il sostegno “non infinito” da parte della casa madre, la Thyssenkrupp, i cui vertici, come “si legge sugli organi di stampa” sembrano “insoddisfatti dei risultati di Berco”.
Quanto poi alla vendita della fabbrica, “abbiamo letto che il dr. Kroos [Karsten Kroos è il massimo dirigente dell’area business in della Thyssen, ndr] avrebbe affermato che per Berco non è attualmente in corso alcun processo di vendita ma che questo non significa che non possa essere venduta”. Di qui “l’importanza di sapere da dove partiamo prima di leggere sulla “press release” del sito Thyssenkrupp qualcosa di analogo a quanto è accaduto nel marzo scorso alla “GfT Gleistechnik” e cioè la cessazione di attività e la chiusura di siti produttivi dopo che la vendita di quella azienda, tentata per diverso tempo, non era andata a buon fine”.
Le domande spaziano infine su andamento economico, reali volumi in ordine per i prossimi trimestri, previsioni circa la produzione per l’anno fiscale 2014/15: “anche in questo caso si rincorrono attualmente in azienda voci contrastanti che solo la sua autorevole parola può definitivamente chiarire”.