Un “degrado” che costringe la libertà. Il vescovo di Ferrara Luigi Negri interviene sui recenti episodi di cronaca che hanno visto tafferugli e tensioni in diverse città d’Italia dove si tenevano i raduni delle Sentinelle in piedi.
Il movimento ultracattolico da mesi sta organizzando iniziative di protesta contro il ddl Scalfarotto che introduce l’aggravante dell’omofobia tra le discriminazioni. Il modus operandi è noto. File di attivisti si concentrano nelle piazze, leggendo un libro in rigoroso silenzio. Ieri si sono registrati episodi che hanno costretto le forze di polizia a intervenire a Torino, Aosta e Bologna, dove le sentinelle si son trovate di fronte contro-cortei delle associazioni per i diritti degli omosessuali, che sostengono come “l’omofobia non sia libertà di espressione”. Nei tafferugli si è registrato un ferito.
A Bergamo c’è stato anche chi si è travestito da nazista, leggendo accanto ai manifestanti cattolici Mein Kampf.
“È una vicenda triste ma largamente anticipata – interviene mons. Negri -. Per oltre cinquant’anni questi facinorosi, che percuotono gli altri accusandoli di essere fascisti, me li sono visti davanti in tutti gli ambiti in cui la vita professionale e pastorale mi ha posto, soprattutto le scuole e le università, dove ho tentato – credo in modo positivo – di aiutare migliaia di giovani a recuperare la propria identità cattolica e a vivere una presenza cristiana nell’ambiente animata dalla verità della fede e da una grande capacità di carità e di incontro con gli uomini”.
Il vescovo si rifà al brano della Centesimus Annus in cui San Giovanni Paolo II afferma che quando la chiesa lavora per la libertà non lo fa solo per se stessa ma per tutti gli uomini, i popoli e le nazioni. “Questi margini di libertà sono evidentemente in progressiva riduzione nel nostro Paese, contrariamente al dettato costituzionale che mette la libertà personale e sociale a fondamento dell’intero ordinamento democratico”.
E come lo scorso luglio, Negri se la prende con le istituzioni, le prime a dover “riflettere su questo degrado che oggi vede una sempre maggiore difficoltà della libertà ad essere praticata sull’intero territorio nazionale”. E non mancano all’appello “certi organi di stampa, perché – sostiene il vescovo – questa notizia è stata evidentemente e volutamente eliminata da molti. Quella stessa stampa che ci satura di informazioni sulle partite di calcio e di dettagli sulle effusioni dei personaggi dello spettacolo e della politica”.
L’arcivescovo incita allora “il popolo cattolico” a “restare saldo nella sua adesione ai principi della dottrina sociale della Chiesa” e a essere “disponibile ad una presenza nella vita della società che dimostri come l’amore alla propria libertà può divenire lavoro, fatica e sofferenza affinché questa stessa libertà non venga tolta o ridotta a nessuno. Chi, nel mondo cattolico, sta lavorando ad una progressiva riduzione dell’esperienza cristiana a spiritualismo soggettivista e privato, eliminando ogni tensione alla presenza dei cattolici nella vita culturale e sociale, forse dovrebbe sapere che sta assumendosi una gravissima responsabilità di collusione nei confronti di questa situazione. Si tratta di una responsabilità che ciascuno porterà davanti alla propria coscienza e davanti al Signore Gesù Cristo”.