Economia e Lavoro
6 Agosto 2014
Sindacati riuniti in assemblea denunciano irregolarità nelle filiali: 'Percorreremo vie legali per arrivare alla trasparenza'

Carife e sindacati: “No agli scioperi, serve la legge”

di Ruggero Veronese | 5 min

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Oltre cento persone al corteo organizzato dal centro sociale La Resistenza. Dal parco Coletta a piazza Castello studenti e lavoratori di ogni età hanno intonato insieme “Bella Ciao” e altri canti antifascisti.

unnamed (3)“Uno sciopero, in un’azienda in difficoltà come lo è Carife, non è la strada giusta, perchè finisce per danneggiare i dipendenti. Vogliamo limitare al massimo i disagi per i lavoratori e seguire il più possibile gli iter giudiziari”. Ha le idee chiare il sindacalista di DirCredito, Mauro Fanan, quando assieme ai colleghi Luca Dal Prato (Fiba Cisl) ed Enrico Brandani (Ugl Credito) spiega ai dipendenti Carife quali saranno le prossime mosse della mobilitazione in atto. Così come è chiaro il segnale lanciato ai sindacati Fabi e Fisac Cgil (che come noto non hanno aderito allo stato agitazione) e ai commissari Carife. Segnali distensivi verso i primi, a cui viene chiesto di sostenere la causa dei lavoratori (in particolare per quanto riguarda la riduzione delle giornate di solidarietà e la trasparenza nelle informazioni fornite dalla banca), ma guerra aperta verso i commissari straordinari Bruno Inzitari e Gianni Capitanio, a cui certamente ieri pomeriggio, attorno alle 18:30, saranno fischiate le orecchie.

È quello infatti il momento in cui Luca Dal Prato, seguito poco dopo da Brandani, comincia a elencare la lunga serie di “irregolarità” presenti nelle filiali Carife. Dove i lavoratori si troverebbero quasi quotidianamente a sostenere ore di lavoro straordinario non regolarmente segnate nei registri. Anzi: “Mai segnate”, affermano i sindacalisti. E nel frattempo, con le promozioni ‘congelate’ dalla gestione dei due commissari, c’è anche chi si ritroverebbe a svolgere di fatto le funzioni di direttore o vicedirettore di filiale senza aver formalmente ricevuto una promozione. E che quindi non solo non riceverà il riconoscimento per le maggiori funzioni, ma soprattutto lascerà ‘monca’ la piramide di responsabilità che deve essere presente in ogni attività. “Dopo cinque mesi seduti sulla poltrona di direttore – spiega Dal Prato – il contratto nazionale prevede l’inquadramento in quel ruolo. Non vedendo alcun riscontro, abbiamo contattato i commissari, che ci hanno detto che oggi non vedono “le condizioni per alcun elemento promotivo”. Quindi oggi abbiamo una cinquantina di colleghi che lavorano con più mansioni, anche di tre o quattro gradi superiore al proprio inquadramento. Non è accettabile riempire di responsabilità i colleghi e poi dire solo grazie: i gradi devono essere rispettati. E se da parte dei commissari ci sarà una chiusura al riguardo, mi permetto di dire che andremo da un avvocato per valutare chi ha legalmente diritto alla promozione”.

Un discorso che non riguarda solo i compensi di direttori e vice direttori, ma anche tutto il resto del personale. Che in assenza di un responsabile non potrebbe nemmeno restare in filiale oltre le ore 17. “Visto che Carife è nell’occhio del ciclone – continua Dal Prato – non escludiamo che qualcuno possa pensare di chiamare l’ispettorato del lavoro in cerca di elusioni contributive o di irregolarità. Non segnare gli straordinari implicherebbe l’elusione contributiva e il responsabile è il direttore di filiale, quello a cui ora non vogliono riconoscere i gradi. Se vi succede un infortunio dopo l’orario ordinario l’ispettorato vi chiederà chi vi ha autorizzato a restare dentro. E il responsabile sarebbe sempre il direttore di filiale”.

La sostanza del discorso non è affatto trascurabile. Perchè i tre sindacalisti in pratica affermano che quasi quotidianamente, dopo le 16:55, nelle filiali Carife vigerebbe una situazione di irregolarità, con il rischio di pesanti sanzioni o provvedimenti in caso di un controllo. Il tutto in nome della ‘austerity’ dei commissari straordinari che ha portato a drastici interventi di risparmio sul costo del personale, compresa la gestione degli straordinari e il blocco delle promozioni. Ma non è tutto, perchè passati i circa 130 esuberi del novembre scorso sono scattate le giornate di solidarietà per i dipendenti, che per 20 giorni all’anno non vanno a lavorare e “rinunciano” al relativo compenso, mentre i sindacati non hanno ancora nessuna notizia dai commissari riguardo al Cie (contratto integrativo aziendale), in scadenza alla fine di quest’anno e che rischia di lasciare i dipendenti legati al solo contratto nazionale collettivo e senza ulteriori servizi (si pensi ad esempio ai buoni pasto, di ‘competenza’ del Cie).

Quanto basta, secondo le tre sigle riunite in assemblea, a giustificare lo stato di agitazione. E a chiedere anche la collaborazione di Fabi e Fisac Cgil. “Non facciamo una battaglia per i nostri iscritti – afferma Fanan – ma per tutti i dipendenti Carife”. Ciò che ha spaccato l’unità tra i sindacati sono stati i dati forniti dai commissari negli ultimi giorni, informazioni necessarie ai sindacati per capire quanto hanno inciso le politiche di risparmio e per trarre autonome valutazioni sugli sforzi ancora da compiere. “Abbiamo chiesto questi dati in aprile – ripercorre la vicenda Fanan -. Abbiamo attivato l’iter e siamo arrivati all’incontro con i commissari il 23 luglio, ma senza che ci venisse fornito alcun dato economico sul risparmio ottenuto durante il commissariamento”. I veri dati, riferiscono i tre sindacalisti, hanno cominciato ad arrivare solo pochi minuti dopo la proclamazione dello stato di agitazione, il 1° agosto. Una tempistica quantomeno sospetta. “Abbiamo mandato l’annuncio alle 10:45 di mattina – afferma Brandani – e a mezzogiorno Carife ha cominciato a inviare i dati che avevamo richiesto in aprile. Erano datati 30 luglio. Stavano aspettando di vedere le nostre mosse prima di inviarli”.

 Ora nelle sedi dei sindacati è in corso lo studio di questi dati, sulla base dei quali avverrà il prossimo confronto con i commissari. “Percorreremo ogni via legale. Anche per ottenere dalla banca tutte le informazioni che devono essere rese pubbliche per capire in che stato si trova la nostra banca”, ribadiscono i sindacalisti nell’annunciare che lo sciopero rimarrà sempre l’ultima soluzione. L’assemblea si conclude con un dipendente che prende il microfono e comunica l’appoggio dei lavoratori alle mosse delle sigle dei sindacati. Per Dal Prato il bilancio dell’incontro è positivo: il sasso è stato lanciato e in mezzo al pubblico (85 persone secondo i sindacati) erano presenti anche lavoratori non iscritti ai tre sindacati che hanno organizzato l’assemblea. Alla fine nessuno contesta i discorsi dei sindacalisti. E chissà se alla fine ai commissari sono davvero fischiate le orecchie.

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