Politica
24 Giugno 2014
Accuse al gruppo ferrarese di voler costruire "nuovi cerchi magici"

Dim, il presidente punta il dito contro Tavolazzi

di Ruggero Veronese | 4 min
Tavolazzi

Valentino Tavolazzi

Un fine settimana di polemiche interne per Democrazia in Movimento (Dim), l’associazione nazionale che raduna gruppi e movimenti locali dalle varie parti di Italia e di cui Progetto per Ferrara è una delle forze fondatrici. Ma a lanciare un’invettiva pubblica proprio verso il gruppo ferrarese è addirittura il presidente di Dim, il siciliano Alessandro Crociata, con un post pubblico sui social network dai toni sarcastici e che solleva repliche tutt’altro che amichevoli sia dal movimento di Tavolazzi che da numerosi attivisti sparsi per l’Italia.

“Indeciso se proporre una nuova regola: tutto ciò che dispiace ai ferraresi (4, due coppie) è inopportuno e divide. Poi uno è pure pluridiplomato, come fai a discutere?”. Questo il post – accompagnato da una serie di ‘smiley’ sorridenti – scritto da Crociata e che scatena circa 170 repliche nel giro di poche ore. In cui compaiono anche quelle dei diritti interessati di Progetto per Ferrara: Fulvio Biagini, Paolo Schiavi, Valeria Politi e lo stesso Tavolazzi. A mostrarsi più critico nei confronti del presidente di Dim sarà soprattutto il primo, che più volte ripeterà lo stesso concetto: “Da ora tu non mi rappresenti più in Dim. Non hai più la mia fiducia ne stima”.

Ma la discussione si era ormai infiammata e gli attacchi rivolti a Ppf nel post si erano fatti molto diretti e Crociata aveva scandito senza mezzi termini i motivi del proprio attacco ai ‘ferraresi’: “La mia battaglia – scrive in un altro post – sarà per evitare che personaggi che hanno acquistato fama riflessa dalle malefatte di un famoso duo fasciopopulista (il riferimento è a Grillo e Casaleggio, ndr), possano approfittare per costruire realtà (non in Dim, fuori Dim e contro Dim) a direzione di nuovi leaderini e capetti. Siamo stufi di capetti”. E per chi avesse dubbi sul riferimento, ecco un secondo commento più che esplicativo: “Valentino Tavolazzi, in primis. Prenderò ad esempio il grande lavoro fatto da Solo 5 Stelle per smascherare il duo fascio populista, per smascherare personaggi come Valentino Tavolazzi”. E ancora: “C’entrano molto i percorsi sotto traccia per costruire nuovi soggetti politici a direzione di alcuni soggetti. Questo conta. Per il bene di tutti coloro che vogliono costruire un percorso unitario senza ripetere errori che portino a nuovi cerchi magici. Questo conta. In DiM i cerchi magici sono impossibili”.

Ma in rete era già scoppiata la bagarre con numerosi interventi sia da parte degli attivisti ferraresi che di loro sostenitori sparsi sulla penisola, al punto che Crociata era sbottato: “Avete fatto squadra prima di rispondere? Vedo che qui state replicando il meccanismo. Squadrismo fascista con interventi uno dietro l’altro. Tipica tecnica grillina”. Due riferimenti – fascista e grillina – che fanno perdere le staffe a Biagini, che replica: “Fascista sei tu che vuoi imporre ciò che ti fa più comodo e dici che dobbiamo “fidarci” solo perché lo dici tu. Vergogna vergogna e ancora vergogna!”.

Ma da dove deriva la ‘crisi interna’ a Dim? La discussione era nata durante l’assemblea a Roma dell’8 giugno sul ‘nodo’ della piattaforma web da utilizzare per le votazioni online: mentre Progetto per Ferrara e altri movimenti propendono per l’utilizzo dell’ormai noto software Liquid Feedback, altri avevano proposto l’utilizzo del sistema realizzato da un attivista palermitano legato al gruppo di Crociata. “Il tema – ci spiega telefonicamente Tavolazzi – è di una banalità estrema: riguarda la piattaforma di voto, di cui il gruppo siciliano ha chiesto la sostituzione. Cosa centriamo noi di Ppf? Me lo chiedo anch’io, probabilmente è per il fatto che da Ferrara, ma non solo, hanno ricevuto uno stop a questa richiesta. Poi da questo punto Crociata si è allargato, tirando fuori altre questioni che risalivano alla riunione di Roma e al documento che è stato approvato”. Un documento dove, spiega Tavolazzi, “si proponeva un gruppo tecnico per analizzare i modi per mettere insieme in Dim tutti questi movimenti diversi. Crociata ci ha visto elementi non condivisibili, anche se non è esattamente chiaro quali, e per questo ha attaccato anche altri attivisti”.

Come conseguenza immediata, lo scontro interno a Dim ha avuto l’annuncio di Crociata di dimettersi dal ruolo di presidente, anche se Tavolazzi ha più di un dubbio al riguardo: “Non ho nulla contro la sua presidenza, è stato eletto democraticamente ed è uno dei fondatori della nostra associazione. Già in altre due occasioni aveva minacciato le dimissioni per poi ritirarle, è una persona molto focosa”. Il fondatore di Ppf, dal canto suo, getta acqua sul fuoco e si dice sicuro che l’episodio non sarà l’anticamera di nuove rotture come quelle già consumate nel Movimento 5 Stelle, dal quale fu il primo a essere espulso da Beppe Grillo. “Il M5S non centra: lì della democrazia non c’è neanche la parvenza – è la rassicurazione di Tavolazzi -. Rischi di quel genere si possono verificare dove non ci sono regole, ma noi le abbiamo e abbiamo visto che nulla possono fare per impedire certi comportamenti individuali che possono rallentare il meccanismo democratico e di confronto. Ma questo è normale e succede in tutti i movimenti. Quello che sta accadendo in Dim può generare un rallentamento, non un vero vulnus per la democrazia”.

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