Ha accusato un malore mentre era in uno dei negozi della galleria commerciale dell’ospedale di Cona. La titolare dell’esercizio ha chiamato immediatamente il 118 e l’ambulanza è partita in un baleno da… Ferrara. Percorsi gli 8 km di distanza che separano corso Giovecca da via Moro e raggiunta la donna da soccorrere, il personale sanitario l’ha accompagnata al pronto soccorso dietro l’angolo.
Sembra una barzelletta quanto accaduto una decina di giorni fa e invece è il protocollo operativo che si segue da quando non esiste più un pronto soccorso in corso Giovecca. Lo conferma la dirigente del 118 Adelina Ricciardelli: “quando c’è una chiamata viene mandata l’ambulanza più vicina. Se in quel momento non ce ne sono a disposizione a Cona, parte quella che raggiungerà il paziente più velocemente”.
Anche perché, ci spiega la dottoressa Ricciardelli, non è possibile raggiungere a piedi quella zona e portare con una barella la persona da soccorrere al pronto soccorso: “l’ascensore all’entrata non è fatto per trasportare barelle e a ogni modo con un mezzo si fa prima”.
Va sottolineato che questa procedura viene adottata in casi considerati non gravi. “Se si fosse trattato di un sospetto ictus o infarto, ad esempio, un codice rosso – entra nel dettaglio Ricciardelli -, sarebbe partita da Cona l’unità operativa di emergenza con medico e infermiere a bordo di una piccola macchina dotata di defibrillatore. Questo per il primo intervento di stabilizzazione del paziente, che verrebbe poi trasportato con una successiva ambulanza. A seconda di dove si verifica l’evento dobbiamo scegliere quale mezzo inviare sul posto. E i tempi sono legati all’emergenza e si manda sempre quella disponibile più vicina”.
Nell’ipotesi più sfortunata, ossia se si verifica un’emergenza all’interno dell’ospedale e non ci sono mezzi in pronto soccorso, “si valuta a livello di centrale operativa se l’evento è grave e in quel caso vengono deviate le ambulanze che erano state spedite altrove. In ogni caso comunque il tempo di intervento all’interno dell’ospedale non è mai diverso da quello che può essere in piazza a Ferrara o in altri posti della città”.
Il protocollo ferrarese sembra non essere un esempio isolato. “Anche all’ospedale Maggiore – ci rassicura la dirigente – si verifica la stessa cosa. Anzi, in tutti gli ospedali con una struttura complessa conviene mandare un’ambulanza piuttosto che intervenire tramite barella a piedi”. Ma valutare una ambulanza dedicata alle chiamate da Cona? “Sarebbe uno spreco. Ha senso invece avere un codice operativo d’urgenza”. Tanto più che l’ambulanza della Cidas convenzionata con l’azienda ospedaliera, che fino a poco tempo fa stazionava prevalentemente presso il pronto soccorso di Cona, non è più operativa. Ma rimane il protocollo.
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