Economia e Lavoro
19 Aprile 2014
Mai, dall’inizio della crisi, si era arrivati a cifre del genere. Migliaia di lavoratori senza reddito da 4 mesi

Cassintegrati a Ferrara, è uno scenario da incubo

di Redazione | 3 min

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Da sinistra: Bruna Barberis, Riccardo Grazzi e Massimo Zanirato

Da sinistra: Bruna Barberis, Riccardo Grazzi e Massimo Zanirato

Milioni di ore di cassaintegrazione, migliaia di cassaintegrati che – nonostante il teorico ombrello dell’ammortizzatore – rimangono a reddito zero. Uno scenario da incubo che si è fatto realtà, raccontato da Bruna Barberis (Cisl), Riccardo Grazzi (segretario confederale Cgil) e Massimo Zanirato (segretario generale Uil), e in parte già anticipato da estense.com.

Stando ai numeri dell’Istituto ricerche economiche e sociali della stessa Cgil, elaborati su dati Inps, nel primo trimestre di quest’anno sono state autorizzate nella nostra provincia tre milioni e 257.604 ore di cassa integrazione. Una vera esplosione, visto che nello stesso periodo del 2013 furono 995.913: meno di un terzo. In Regione fanno peggio solo il Modenese (primo con quattro milioni 508.059) e il Bolognese (secondo con quattro milioni 258.699 ore), due territori che possono vantare un apparato produttivo ben diverso dal nostro. Il Forlivese, il Parmense, il Piacentino, il Ravennate, il Reggiano e il Riminese presentano sì a loro volta totali in crescita, ma comunque inferiori ai nostri.

Mai, dall’inizio della crisi, si era arrivati a cifre del genere nel primo trimestre: nel gennaio-marzo 2010 ci si “fermò” a due milioni 610.215 ore autorizzate, negli altri anni non si superò quota due milioni. E tanto per fare un confronto col mondo di prima, basta notare che solo nel primo trimestre 2007 (ma stiamo davvero parlando di un’altra epoca nella storia economica) le ore autorizzate nel Ferrarese furono appena 153.721. Neanche un ventesimo delle attuali.

Ma il nodo vero segnalato dai sindacati è che oramai nemmeno la concessione ufficiale di questi ammortizzatori significa più una reale garanzia di reddito. Delle tre forme di cassa (ordinaria, straordinaria, in deroga) è la seconda ad aver inciso di più sul nostro territorio nel primo trimestre 2014, con due milioni 583.010 ore, il quintuplo rispetto alle 520.148 del primo trimestre 2013. Per lo meno, però, questi lavoratori sono “salvi”, nel senso che stanno effettivamente percependo l’importo che spetta loro.

Il problema si chiama cassa in deroga, “quella che interessa i lavoratori nel terziario, nel commercio, negli studi professionali, nella vigilanza, nella logistica, nel socio assistenziale, nell’educazione, nell’assicurazione, nel credito e nell’artigianato – ricorda Grazzi –, compresi quelli con contratti di somministrazione, apprendistato e a tempo determinato. Di fatto è sostitutiva del nulla, uno strumento che dovrebbe concorrere a mitigare la deindustrializzazione, la disoccupazione e l’emarginazione”, ma che da quattro mesi a questa parte esiste solo sulla carta.

Sono infatti quadruplicate sì le ore autorizzate, dalle 108.880 del primo trimestre 2013 alle 450.060 del gennaio-marzo di quest’anno, ma di fatto “da quattro mesi vige un blocco totale dei pagamenti” denunciano all’unisono i sindacalisti. Insomma, chi in teoria starebbe beneficiando di questa tutela, da inizio anno non sta ricevendo un centesimo, ad eccezione di quei pochi (249 persone) che stanno usufruendo dell’anticipazione concessa dalle banche locali (CrCento e Carife) in base a un protocollo della Provincia. Ma sono una goccia, visto che i cassaintegrati in deroga sono migliaia: quanti di preciso i sindacalisti non riescono a dirlo, visto che i loro numeri si fermano al 30 giugno scorso quando erano poco meno di novemila, ma comunque migliaia.

“Non capiamo il perché di questo sottofinanziamento” afferma ancora Grazzi riferendosi al fatto che dovrebbe essere lo Stato a garantire le somme, e le Regioni poi a erogarle. Secondo una loro stima, che dicono essere condivisa da Errani, servirebbero 700 milioni per coprire quanto ancora non liquidato per il 2013, e altri 800 per garantire il 2014. In totale un miliardo e mezzo, “ma il ministro Poletti ha detto che forse ce ne sarà uno”.

Finita la conferenza stampa, alle 13.30 i sindacalisti si sono recati dal Prefetto, chiedendogli di interessare il Governo della questione: se non si troverà a breve una soluzione, promettono mobilitazioni locali subito dopo Pasqua. E dopo tanti tecnicismi, vale la chiusura di Zanirato: “a rimanere indietro sono sempre gli ultimi. Va bene correre, ma qui ci sono persone che dal 2013 non percepiscono una lira”.

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