Eventi e cultura
13 Aprile 2014
Il pianista e compositore si racconta alla vigilia del suo concerto al teatro Comunale

Giovanni Allevi: “Abbado mi ha incoraggiato a proseguire”

di Mauro Alvoni | 4 min

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Giovanni Allevi (foto di Saverio Tribuzio)

Giovanni Allevi (foto di Saverio Tribuzio)

Dopo il successo del “Sunrise Tour” è tornato con il “Piano Solo Tour 2014”, che si chiuderà proprio al teatro Comunale di Ferrara lunedì 14 aprile (inizio alle 21). Come rivela il titolo della sua tournée, il pianista e compositore Giovanni Allevi si esibirà da solista al pianoforte, con un programma che comprende i brani che lo hanno reso famoso nel corso della sua carriera. E’ probabilmente questa la dimensione prediletta dal musicista di Ascoli Piceno, osannato dal pubblico giovanile e apprezzato anche all’estero, personaggio controverso che, nonostante il gran numero di estimatori e il tutto esaurito che accompagna le sue esibizioni, ha subìto spesso critiche da colleghi e mondo accademico.

Lui però sostiene di avere imparato a rendersi impermeabile ai giudizi negativi, per concentarsi solo sulla musica. Lo ha dichiarato nel raccontarsi a Estense.com, alla vigilia del concerto al Comunale, svelando alcuni aspetti della sua sensibilità musicale e del suo modo di intendere le sette note, oltre che del suo incontro con Claudio Abbado.

Il Piano Solo Tour 2014 la vede di nuovo di fronte al solo pianoforte e al pubblico. E’ questa la dimensione che predilige o potrebbe mettere sullo stesso piano (perdoni il gioco di parole) l’essere solista e fare musica d’assieme?

“Comporre musica, eseguirla al pianoforte, o dirigerla con un’orchestra è un’attività complessa che trova origine nel desiderio di esprimere il mondo che è compresso in fondo alla mia anima. Sono felice quando posso condividere il mio mondo con il pubblico, quando riesco a regalare un’emozione. Per non parlare del brivido che provo mentre eseguo una musica che non esisteva prima di me”.

Sul suo sito web viene promossa una pagina dedicata alla  community degli alleviani, spazio dedicato al dialogo intenso che ha con i suoi fans. Quali sono le cose che chiedono o dicono più spesso i fans? Può raccontarci qualche episodio curioso o particolare di questo rapporto?

“Leggere le loro mail, i loro pensieri è bellissimo! E’ come fare un tuffo nello spirito sognatore più puro. Mi chiedono consiglio sulla composizione o su come affrontare la paura di suonare. Vogliono sapere se è davvero possibile oggi sognare. Una ragazza mi ha chiesto cosa è per me il Sublime”.

La tappa del suo tour a Ferrara si tiene nel Teatro Comunale che è stato intitolato recentemente al maestro Claudio Abbado, un modo per onorare la sua memoria. Lei che ricordo ha del maestro e cosa ha apprezzato in particolare della sua lunga attività?

“Ciò che mi ha sempre colpito è stato il suo sorriso sincero. Non l’ho mai conosciuto di persona, ma un giorno ho ricevuto il suo personale incoraggiamento a proseguire per la mia strada”.

In molti si chiedono quale sia la sua fonte di ispirazione sia quando interpreta che, soprattutto, quando compone. C’è qualche “segreto” che può rivelare?

“Il mio segreto è vivere intensamente. Dopo aver passato anni chiuso nella torre d’avorio dell’accademismo, ho capito che per scrivere la musica che toccasse il cuore, dovevo vivere, innamorarmi, andare incontro a delusioni, toccare con mano l’ansia e il panico. Non più girare per i corridoi di un conservatorio, ma fare la fila alla posta o al supermercato. Partire non dalle regole dell’armonia, ma dal buio dell’anima, per cercare una luce”.

Lei definisce la sua “musica classica contemporanea”, ma cosa intende nello specifico?

“E’ una musica che utilizza le forme classiche, e che ingloba all’interno di esse i ritmi e i suoni di oggi. La mia definizione non vuole contenere alcun giudizio di valore ed ha un significato puramente tecnico. Per metterla a punto ho applicato il metodo della falsificabilità di Popper, e per questo mi trovo paradossalmente a dover ringraziare i miei detrattori: essi infatti mi hanno permesso di depurarla dai punti deboli, e di perfezionarla”.

Ha ricevuto tanti elogi in patria e all’estero, ma non mancano le critiche a lei come “personaggio” e anche alla sua opera. Alle critiche come reagisce, che effetto le fanno?

“Anni fa è stato il Maestro Uto Ughi a muovermi contro un pesante giudizio negativo. Gran parte del mondo accademico si schierò contro di me, assieme alla critica ufficiale, e devo dire che ci sono rimasto malissimo. Ma il mio inconscio ha risolto il problema interiore in un modo che ha sorpreso anche me: ho composto di getto un concerto per violino e orchestra, che è un urlo di rabbia, un grido d’amore, di speranza e di bellezza. Da allora i giudizi non possono più scalfirmi ed io ho ritrovato l’infinita gioia di scrivere musica”.

Ci può dare qualche anticipazione sui suoi prossimi lavori, su cosa c’è in gestazione nel prossimo futuro e su quale sarebbe il suo sogno non ancora realizzato?

“Sto scandagliando tutte le forme classiche con l’intento irriverente di rinnovarle. Ora ho finito di scrivere una toccata e fuga per Organo a canne. Ciò ha significato per me mettere le mani su una architettura già portata da Bach a livelli eccelsi, e devo confessare che per giorni ho fatto fatica ad addormentarmi, per l’ebbrezza ed il tormento dovuto al senso di colpa”.

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