di Marcello Celeghini
Tagliani e Zappaterra annunciano battaglia per mantenere a Ferrara il centro di sviluppo dei test Hpv-Dna per la prevenzione dei tumori al collo dell’utero che, secondo quanto stabilito dalla Regione, dovrebbe essere spostato al Sant’Orsola-Malpighi di Bologna nell’ambito della riorganizzazione del sistema sanitario regionale. In Emilia Romagna i service per lo sviluppo dei test Hpv-Dna dovrebbero essere, oltre al Sant’Orsola (Area Vasta Centro), all’ospedale di Reggio Emilia (Area Vasta Nord) e a Pievesina (FC) per l’Asl della Romagna.
Per il sindaco Tagliani e per la presidente Zappaterra tutto questo è inaccettabile e senza motivo. Lo schiaffo più grande, se la riorganizzazione andasse in porto, lo riceverebbe senza alcun dubbio la ricerca universitaria ferrarese da sempre leader in Italia nel perfezionamento della diagnosi precoce e dello screening del tumore all’utero. Per le pazienti invece non vi sarebbe alcun disagio poiché tutti i servizi attivi continueranno ad essere garantiti anche a Ferrara. Ciò che non convince gli amministratori è proprio il metodo con cui si è scelto di collocare il service nella città felsinea invece che nella città estense, finora punto di eccellenza italiano. Ferrara è stata la prima provincia in Europa ad introdurre uno screening cervicale di massa con Pap-test (1962) grazie all’iniziativa del professor Mario Tortora che per primo aveva introdotto in Italia il test di Papanicolau. Negli anni successivi il lavoro di Tortora è stato portato avanti dall’Istituto di Anatomia Patologica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Ferrara secondo il protocollo diagnostico-terapeutico dello screening, protocollo introdotto solo successivamente nel resto della regione. Secondo punto, gli ambienti. Il nuovo Arcispedale di Ferrara avrebbe già da ora disponibilità di locali e laboratori idonei con tutte le attrezzature per ospitare il service dell’Area Vasta Centro Emilia, mentre a Bologna gli ambienti andrebbero costruiti ex novo con inutili spese a carico del sistema sanitario regionale. La scelta della Direzione Regionale sembra ancora più assurda se si tiene conto del fatto che proprio lo scorso settembre le attività di pap-test di Bologna sono state spostate dal S. Orsola al Maggiore perché i tempi di refertazione non erano adeguati.
“Non condividiamo in alcun modo la decisione della Direzione Generale della sanità emiliano romagnola- chiarisce Tiziano Tagliani- non per un vezzo campanilistico ma perché la storia della ricerca clinica a Ferrara in questo particolare ambito è stata sempre al top come sperimentazione, organizzazione e regolamentazione del lavoro dei ricercatori. Questa scelta aprirebbe una grande ferita perché andrebbe inspiegabilmente a penalizzare un’eccellenza e a favorire una realtà non tanto eccellente come quella bolognese. Questa pesante ingiustizia obbliga noi amministratori ad intervenire con tutti i mezzi a nostra disposizione, in una situazione in cui non sarebbe previsto il nostro intervento. Chiediamo all’assessore Lusenti e al presidente Errani – conclude Tagliani – di revocare questa decisione scorretta dal punto di vista clinico e scientifico”.
Ancora più duro il giudizio della presidente della Provincia Marcella Zappaterra. “Se queste sono le premesse con cui si intende lavorare all’interno dell’Area Vasta, noi non ci stiamo. Non staremo di certo all’interno dell’Area Vasta come ospiti o minoranza. La scelta calata dall’alto di trasferire il centro di sviluppo Hpv-Dna a Bologna è inaccettabile proprio alla luce del merito: a Bologna il servizio per le pazienti è di gran lunga peggiore di quello offerto a Ferrara. La strumentazione quindi – prosegue la presidente – deve essere a Ferrara negli ambienti idonei del nuovo ospedale. La decisione del Direttore Generale Carradoni è stata presa a seguito di forti pressioni provenienti dal mondo universitario e politico bolognese ben propenso a colmare una propria lacuna a discapito di Ferrara. Io e il sindaco – conclude Zappaterra – ci attiveremo con tutti i canali possibili e su tutti i fronti perché la decisione venga annullata, aiutati anche dal fatto che i tempi per l’inutile adeguamento dei locali del Sant’Orsola si prevedono molto lunghi”.
Sull’argomento arriva anche una interrogazione alla Giunta regionale da parte di Roberto Montanari (Pd) che chiede all’esecutivo regionale di “revocare la decisione assunta ed aprire un confronto con le istituzioni coinvolte”.
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