“Rigettiamo le accuse della Corte e siamo assolutamente convinti di non aver causato alcun danno erariale alla Provincia”. In una nota congiunta la presidente Marcella Zappaterra e gli assessori Caterina Ferri, Davide Bellotti, Giorgio Bellini e Davide Nardini replicano alla notizia dell’atto di citazione in giudizio emesso dalla magistratura contabile dell’Emilia-Romagna, che li chiama in causa assieme agli ex assessori Massimiliano Fiorillo e Tonino Zanni, alla dirigente in pensione Maria Grazia Adorni e al segretario generale Angelo Nardella per risarcire i 226.070,99 euro derivanti dall’assunzione della capo di gabinetto Manuela Paltrinieri.
I cinque amministratori del Partito democratico ricordano che “le obiezioni che ci vengono rivolte sono sostanzialmente due: la prima riguarda la mancanza da parte di Manuela Paltrinieri di un titolo di laurea, e quindi la relativa impossibilità a svolgere un ruolo da dirigente, e la seconda riguarda il compenso corrisposto”.
Secondo la nota congiunta, “la prima non trova alcun conforto nella disciplina legislativa e regolamentare di riferimento che non impone che la scelta del Capo di Gabinetto debba riguardare un soggetto in possesso di un titolo di laurea, essendo occorrente sicura capacità ed esperienza professionale consona alla natura e alla peculiarità dell’incarico. E la Paltrinieri queste caratteristiche le aveva”.
Inoltre, secondo presidente e assessori, “l’incarico dato non prevedeva che tra le competenze dell’incaricata ci fossero quelle proprie delle figure dirigenziali. Era chiaro il ruolo ausiliario di supporto della collaboratrice rispetto ad una figura di vertice dell’Ente, secondo quanto prescritto dalla vigente disciplina. Infatti, nell’incarico dato si recita di sovrintendere, assistere, agevolare, svolgere attività di supporto ecc., e mai si fa riferimento a ruoli di gestione o direzione. Il fatto che non avesse alcun potere di firma ne è la dimostrazione lampante”.
Circa la seconda obiezione, “la normativa prevede deroghe a quella legislazione contrattuale di riferimento e la ratio di tale deroga è proprio riconducibile alla aticipicità e peculiarità della figura in questione, quale soggetto organicamente non inquadrato ed a cui sono conferite mansioni che per la loro peculiarità richiedono una flessibilità e disponibilità anche in termini di impegno orario non riconducibile all’ordinario ed ad un compenso economico coerente”.
“Va detto chiaramente – concludono gli amministratori della Provincia di Ferrara – che queste figure di supporto agli organi di direzione politica, sono contemplate dall’ordinamento degli Enti Locali, il quale ordinamento ha previsto dei rapporti di lavoro costruiti su base fiduciaria che la Magistratura in più occasioni ha ritenuto assolutamente legittimi. Infine ci preme segnalare che ogni atto assunto dalla sottoscritta e dalla Giunta è sempre stato supportato da pareri positivi sulla legittimità e le regolarità espressi dai tecnici tenuti a renderli. Anche loro peraltro sono chiamati in causa, ma sono certa che sapranno far valere le loro ragioni”.