Cronaca
29 Dicembre 2013
L’Austria ha chiesto l’arresto per l’uccisione di un gioielliere avvenuta nel ’98 a Vienna

Arrestato per omicidio dopo 15 anni, ma per l’Italia è innocente

di Marco Zavagli | 3 min

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Il luogo dell'omicidio (foto di Helmut Graf, da http://www.heute.at)

Il luogo dell’omicidio (foto di Helmut Graf, da http://www.heute.at)

Poggio Renatico. Assolto in Italia per un omicidio avvenuto in Austria, ora viene arrestato per gli stessi fatti su mandato di arresto europeo. Rischia di diventare un caso di diritto penale internazionale quello di Andrea Saba. Il trentottenne risiede da due anni a Poggio Renatico, dove vie con una compagna. Qui, nella sua abitazione, sono andati a prelevarlo i carabinieri venerdì mattina. “Ma io sono già stato assolto” sono le parole di sorpresa dette davanti ai militari che gli notificavano il provvedimento, prima di portarlo nel carcere dell’Arginone di Ferrara.

La storia di quest’arresto risale agli eventi del 9 maggio 1998. Nel corso di una rapina commessa da tre persone ai danni della gioielleria “Haban” di Vienna, venne assassinato il titolare, il quarantacinquenne Siegfried Goluch. La vittima aveva cercato di fuggire nel retro del negozio, ma uno dei banditi lo inseguì e lo uccise con un colpo di pistola alla nuca. Per quei fatti Saba venne arrestato il 24 ottobre  del 2000 a Santo Domingo su mandato internazionale emesso dall’autorità giudiziaria di Bologna per rapina e omicidio.

Le autorità austriache accolsero a suo tempo la richiesta formulata dal Ministero di Grazia e Giustizia che chiese di processare i tre sospettati in Italia. Il processo, che vide Saba alla sbarra insieme ad altre due persone, Michele d’Ambrosio e Michele Franzoni, vide il 19 dicembre del 2000 la condanna dei tre in primo grado (ergastolo per d’Ambrosio in quanto ritenuto l’autore materiale dell’omicidio, 16 anni per l’altro complice Franzoni e 18 anni per Saba). Nel settembre del 2002 la Corte d’Assise d’Appello di Bologna pronunciò sentenza di assoluzione e successivamente la Corte di Cassazione respinse (dichiarandolo inammissibile) il ricorso dell’accusa, tramutando in sentenza definitiva la pronuncia di secondo grado.

Di D’Ambrosio le cronache parleranno anche negli anni a venire. Il 40enne di Pieve di Cento nel Bolognese verrà condannato a 14 anni per l’omicidio di un agente della Polstrada, Stefano Biondi, travolto e ucciso al casello autostradale di Reggio Emilia il 20 aprile 2004 durante il tentativo di forzare un posto di blocco.

Quanto a Saba ora, nonostante per l’ordinamento italiano il 38enne sia tecnicamente innocente, in seguito al provvedimento emesso lo scorso 6 febbraio 2013 dall’autorità giudiziaria austriaca e diramato da  S.i.re.n.e.  (sistema informativo tra le banche dati delle forze dell’ordine dei Paesi Schengen), dovrà rispondere di omicidio e lesioni personali gravi.

A questo punto sarà interessante capire gli sviluppi tecnici della vicenda. Per il diritto internazionale infatti vige il principio del ne bis in idem, nessuno può essere processato due volte per lo stesso reato. I capi di imputazione del mandato di arresto europeo divergono però in parte da quelli del processo in italiano. In questo Saba venne giudicato – e assolto – per omicidio e rapina. L’Austria lo vuole invece proseguire per omicidio e lesioni personali gravi. Se si esclude il capo di imputazione relativo al’omicidio, per il quale vige appunto il ne bis in idem, rimane quello delle lesioni. Reato per il quale però non si procede per mandato di cattura europeo.

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