Economia e Lavoro
10 Novembre 2013
Chiara Bergonzini spiega l'equivoco tra pareggio ed equilibro dei conti nella riforma della Costituzione

Pareggio di bilancio: “Davvero ce lo chiede l’Europa?”

di Redazione | 3 min

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Sabato mattina nella sala del consiglio comunale, per il ciclo Costituzione e Riforme, un incontro sul tema del pareggio di bilancio nella nostra carta costituzionale. A dire la verità il titolo dell’appuntamento era Costituzione ed equilibrio di bilancio: una riforma ‘imposta dall’Europa. E l’equivoco fra pareggio (concetto puramente contabile) ed equilibrio (che invece implica interpretazioni e scelte politiche) nella riforma dell’articolo 81 della Costituzione è solo il primo dei luoghi comuni che Chiara Bergonzini, assegnista di ricerca in Diritto Costituzionale all’Università di Ferrara, ha tentato di sfatare durante la mattinata. Nella sua presentazione, infatti, è partita da alcuni slogan molto diffusi nella trattazione di questo che in realtà, per gli stessi costituzionalisti, “è uno dei temi più complessi” del dibattito odierno: ad uno ad uno Bergonzini li ha definiti veri o falsi e ne ha spiegato le motivazioni.

Queste in ordine le sue affermazioni: “l’Italia è stata costretta a una politica lacrime e sangue, vero”, “vi è stata costretta dalle istituzioni europee, falso”, “l’Italia è costretta ad eseguire perché non ha alternative, vero”, “l’Italia ha introdotto il pareggio di bilancio, falso”, “i limiti imposti sono assurdi, tendenzialmente falso”, “le istituzioni europee sono controllate dalla Germania, vero ma chiediamoci il perché”, ha affermato provocatoriamente Bergonzini. Tutte insieme esse rappresenterebbero quella “spiegazione rassicurante” della situazione odierna per cui la colpa è di qualcun altro, cioè l’Europa, producendo così una “deresponsabilizzazione, prima di tutto della classe dirigente”.

Secondo la relatrice è vero che siamo costretti ad una politica economica lacrime e sangue, ma questo avviene perché “la spesa pubblica è il parametro più trascurato della storia d’Italia” e “tra gli anni ’80 e ’90 c’è stato un aumento incontrollato della spesa pubblica” coperto sostanzialmente “con il ricorso all’indebitamento”. La crisi quindi ha agito da “detonatore di una situazione già parecchio compromessa”. Il risultato che, secondo il contatore in tempo reale del sito www.italiaora.org, l’8 novembre 2013 l’ammontare del debito pubblico è di 2.077 miliardi di euro, oltre il 130% del Pil, il debito procapite è di oltre 33.000 euro e gli interessi sul debito sono 90 miliardi di euro ogni anno. È evidente che non abbiamo alternative, ma non solo nel presente: “è soprattutto l’Italia del futuro a non averne”. Passando alla seconda affermazione, quella sulle istituzioni europee, Bergonzini ha più volte sottolineato che, se non bastasse il fatto che l’Italia è uno degli stati fondatori dell’Unione, bisogna sempre tenere presente che nel Parlamento e nella Commissione europei siedono nostri rappresentanti. Quindi “sono tutte decisioni cui l’Italia ha partecipato”, il problema è “quanto potere contrattuale aveva”. Inoltre la riforma dell’articolo 81 e la sua legge attuativa sono state votate dal nostro Parlamento e quindi “la scelta di modificare la Costituzione e di farlo in questo modo è dei parlamentari italiani”. Anche il problema dei parametri chiama in causa il potere contrattuale dei diversi stati europei e i rapporti di forza nel continente: se questi limiti sono particolarmente stringenti, “non è detto che non si possa riformularli”, per farlo però sarebbe necessaria “un’alleanza” fra i paesi del Sud dell’Europa.

In conclusione Chiara Bergonzini non nega sia necessario cercare una responsabilità, il problema è “di chi nei confronti di chi” e, dato che si parlava di Costituzione la risposta non poteva che essere, citando l’articolo 1: “La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”, ma “se il popolo non esercita la sovranità, non solo usufruendo dei diritti ma anche adempiendo ai propri doveri, ad esempio di solidarietà economica e fedeltà fiscale, selezionando e controllando i propri rappresentanti, qualcun altro finirà per farlo al suo posto”.

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