Cronaca
23 Settembre 2013
Analisi positive a epatite C e Hiv smentite dalle successive effettuate al S.Anna. Ma il nulla osta non arriva

Donazioni rifiutate: “Cosa succede nell’Avis?”

di Redazione | 4 min

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sacca sangue avisLa sezione provinciale Avis di Ferrara avrebbe rifiutato il sangue di alcuni donatori perché, dalle analisi, risultati affetti da patologie più o meno gravi, fra cui epatite C e Hiv. Fin qui nulla di strano, anzi. Il fatto è che gli stessi donatori, logicamente preoccupati e sorpresi, avrebbero ripetuto le analisi presso l’ospedale Sant’Anna, con esiti ben diversi, cioé con referti negativi, quindi non affetti da alcuna patologia che pregiudichi la possibilità di donare sangue. Peccato però che l’Avis ferrarese, per motivi sostanzialmente burocratici, ancora continua a rifiutare il sangue di questi donatori, in quanto mancherebbe, ormai a distanza di anni, il nulla osta da parte dell’Avis di Bologna.

E’ quanto riferisce il coniuge di una donatrice, Fabio Armeli, che dopo anni di attesa ha deciso di denunciare pubblicamente la situazione con una missiva indirizzata non solo alla stampa, ma anche alla prefettura. Una situazione “a dir poco fuori da ogni logica”, dice Armeli, il quale spiega che da quando è stata centralizzata tutta l’attività dell’associazione e ogni controllo è passato all’Avis di Bologna, “le nuove procedure e gli adempimenti burocratici hanno rallentato e in alcuni casi persino bloccato, la raccolta del sangue che, fino a prova contraria, rimane lo scopo principale della’Avis”.

Gli episodi ai quali si riferisce si sarebbero verificati a partire dai primi mesi del 2010. “Dopo essersi sottoposti al prelievo per la donazione – racconta – diversi volontari sono stati convocati in ambulatorio e gli è stato comunicato che il loro sangue non poteva essere utilizzato perché dalle analisi effettuate risultavano affetti da epatite C, altri dal virus Hiv e da altre patologie, più o meno gravi. Subito gli stessi donatori, tanto preoccupati quanto sorpresi, sono stati sottoposti a un altro prelievo per ripetere gli analisi nei laboratori dell’ospedale Ferrara. E’ vero, infatti, che con l’attività centralizzata a Bologna, le analisi del plasma ora sono tutte effettuate nei laboratori dell’Avis del capoluogo felsineo. Nel giro di pochi giorni, il laboratorio del Sant’Anna ha consegnato i risultati e gli interessati hanno potuto tirare un sospiro di sollievo. Per fortuna, i referti sono sempre stati negativi, non avevano nessuna patologia che impedisse loro di essere donatori. Nonostante questo, nella stessa sede Avis di Corso Giovecca, gli hanno subito spiegato che per poter tornare a donare il sangue, bisognava aspettare il nulla-osta dall’Avis di Bologna. E’ passato il primo anno. E’ passato il secondo anno. E’ passato pure il terzo e fra qualche mese passerà pure il quarto, ma il nulla-osta dell’Avis di Bologna, ai donatori di Ferrara non arriva. E ogni volta, quando i soci telefonano o passano dagli Uffici di corso Giovecca, si sentono rispondere la stessa cosa: “Occorre aspettare il nulla-osta… Quanto prima vi richiameremo””.

Esasperato dalla situazione, quindi, Fabio Armeli ha preso carta e penna per segnalare la situazione, chiedendosi cosa sia successo e cosa stia succedendo nell’Avis di Ferrara e in quella di Bologna. “Sembra, anzitutto, strano – dice Armeli – che se le analisi sono effettuate nel laboratorio dell’Avis di Bologna, risulta che diversi donatori volontari sono affetti da patologie piuttosto gravi, come Hiv, epatite, sifilide e altre ancora e quando poi, lo stesso tipo di analisi e per le stesse persone, sono ripetute nei laboratori dell’Arcispedale Sant’Anna, per fortuna, è tutto negativo. Tanto meno si riesce a capire il fatto che il nulla-osta dall’Avis di Bologna ci mette così tanto tempo ad arrivare. Per i primi casi, sono quasi passati quattro anni. Il responsabile della raccolta sangue dell’Avis di Ferrara, dottor Fabio De Palma, ci ha riferito che il nulla-osta lo deve rilasciare l’apposita Commissione dell’Avis regionale. Non è dato invece sapere perché la Commissione impiega così tanto tempo per decidere se un volontario che da più di 20 anni, almeno una o due volte all’anno si è sottoposto al prelievo, non può più farlo e sebbene abbia ancora tutti i requisiti per farlo”.

“Va bene i protocolli da rispettare nell’interesse dei pazienti che ricevono il plasma dei donatori volontari – è la considerazione conclusiva di Armeli – va bene pure che in Italia ci si mette e si fa di tutto per non fare funzionare quello fino a poco tempo prima funzionava benissimo; va bene tutto ma ora è pure il giunto il momento di capire cosa sta succedendo all’interno dell’Avis che per fortuna non è nemmeno una Pubblica Amministrazione”.

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