Cronaca
24 Luglio 2013
Arcigay scrive al dg Rinaldi: “Discriminazione in un luogo pubblico. Servono subito provvedimenti”

Legge sull’omofobia, un pericolo per il cappellano

di Marco Zavagli | 3 min

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arcigay

(foto da La Nuova Ferrara)

Mentre in tutta Italia si cerca di far passare il messaggio che l’omofobia è un reato alla dignità dell’uomo e non un tema etico, il cappellano dell’ospedale di Cona a Ferrara appiccica sul muro della cappella un richiamo a contrastare l’adozione di una legge che punisca comportamenti discriminatori. In un volantino affisso da don Stefano Piccinelli si richiama all’appello lanciato dal quotidiano on line cattolico “La Nuova Bussola Quotidiana” dal titolo più che eloquente: “Fermiamo la legge contro l’omofobia”.

Nel messaggio ai suoi lettori il sito di informazione, diretto da un “gruppo di giornalisti cattolici, accomunati dalla passione per la fede, che vogliono offrire una Bussola per orientarsi tra le notizie del giorno”, teme che l’approvazione delle norme contro l’omofobia e la transfobia determini l’incriminazione, ad esempio, di tutti coloro che sollecitassero i parlamentari a non introdurre il matrimonio gay o l’adozione da parte di coppie omosessuali e, prosegue il giornale, di “tutti coloro che pubblicamente affermassero che l’omosessualità rappresenta una «grave depravazione», citando le Sacre Scritture” o di colore che “pubblicamente sostenessero che gli atti compiuti dagli omosessuali sono contrari alla legge naturale”.

Volantino_ConaIl volantino apparso nella cappella dell’ospedale, richiamandosi alla lettera della “Bussola”, spiega che l’eventuale legge sarebbe del “tutto inutile sul piano legale, godendo gli omosessuali degli strumenti giuridici previsti dal codice penale per i tutti i cittadini, contro qualunque forma di ingiusta discriminazione, di violenza, di offesa alla propria dignità personale. La proposta di legge sull’omofobia, pertanto, non merita di entrare nel nostro ordinamento”. E conclude con un appello ai parlamentari “e a tutti gli uomini di buona volontà per scongiurare il rischio dell’introduzione di una simile normativa nel nostro ordinamento giuridico”.

Scoppiato il caso, non si è fatta attendere la replica di Circomassimo – Arcigay e Arcilesbica Ferrara, che fa notare al direttore generale dell’azienda ospedaliera Gabriele Rinaldi (LEGGI LA LETTERA) che questa “iniziativa fortemente discriminatoria” è avvenuta “in un luogo pubblico”: “l’etica che scaturisce da questi atteggiamenti e comportamenti è agli antipodi dal messaggio morale cristiano, ma ancor più grave è che l’invito omofobico sia stato lanciato dal nuovo polo ospedaliero Sant’Anna, che ci auguriamo possa prendere provvedimenti immediati. Senza libero pensiero e senza libera espressione non vi è democrazia. Ma la stessa democrazia è perduta se non si frenano le pericolose tendenze a manifestare odio e intolleranza. Il diritto di esprimere il proprio pensiero deve essere attentamente bilanciato con la necessità di garantire comunque il rispetto della dignità e dell’uguaglianza per tutti. E il volantino affisso da don Piccinelli all’interno dell’ospedale della nostra città non va certamente in questa direzione”.

Circomassimo prende così le distanze dal “gesto sconsiderato” di don Piccinelli sostenendo che “gli italiani – conclude Circomassimo – devono prendere atto che tra i propri amici, parenti o vicini di casa possono esserci gay, lesbiche o transessuali, e che tutti hanno la stessa dignità e devono avere gli stessi diritti. Perché omosessuali e transessuali sono uomini e donne che amano, soffrono, desiderano costruire una famiglia esattamente come gli altri. In gioco non c’è la violazione della libertà di espressione del pensiero e del credo religioso, caro don Piccinelli. In gioco ci sono le vite di gay, lesbiche e transessuali che quotidianamente sono oggetto di omofobia. Anche la sua”.

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