Parlano di un “ennesimo incontro interlocutorio” i sindacati che hanno preso parte nelle ultime ore al nuovo incontro con i vertici Basell sulla procedura di mobilità in atto al centro ricerche Giulio Natta di Ferrara. Interlocutorio perchè, come spiega il segretario provinciale di Filctem – Cgil, “non c’è stato alcun passo indietro rispetto ai contenuti della vertenza da parte della società, che ha soltanto approfondito il discorso sugli strumenti che l’azienda vuole mettere in campo per l’incentivazione all’esodo e l’accompagnamento alla pensione. Ma le cifre di cui si parla restano le stesse: un taglio di 10,8 milioni di euro al centro ricerche con un piano industriale che secondo noi porterà a nuove difficoltà anche in futuro”.
Nessun dietrofront sugli esuberi quindi, per i quali secondo Cavazzini sarebbero già state individuate circa 10-15 persone “poco gradite all’azienda”. “L’azienda pone delle pregiudiziali – afferma il segretario Filctem – e una è anche questa. Se è una scelta fatta in base alle performance lavorative? Personalmente sono dell’idea che per quelle situazioni l’azienda avrebbe già strumenti validi come il contratto di lavoro e le leggi nazionali, senza dover ricorrere a procedure di mobilità. Ma non ho intenzione di interpretare l’impresa, credo che si interpreti sufficientemente da sola”.
Il segretario provinciale di Femca – Cisl Stefano Mantovani entra nel dettaglio della trattativa in corso spiegando come “gli strumenti messi in campo dall’azienda per ridurre l’impatto sociale siano fondamentalmente due, ovvero degli incentivi per chi sceglie il prepensionamento e per chi volontariamente lascia l’azienda. Stiamo lavorando molto per individuare la fascia dei “prepensionandi”, e al momento Basell propone un piano di 3+3 anni, in cui durante il primo triennio lo stipendio sarebbe pagato da Inps e azienda, e in quello successivo resterebbe solo la quota pagata da Basell”.
Una gestione della trattativa motivata anche dall’approccio dell’azienda, che appena aperta la discussione ha spiegato, continua Mantovani, “che non raggiungere un accordo significa che i licenziamenti verranno attivati il 31 agosto secondo i criteri di legge, ovvero premiando l’anzianità e i nuclei familiari. Una situazione che concentrerebbe i licenziamenti soprattutto nelle fasce più giovani e verso la generazione dei 40enni, che all’interno dello stabilimento rappresentano la categoria più produttiva”. Arrivare a un accordo, di fronte a una situazione di questo genere, sembra quindi diventare giorno dopo giorno sempre più vitale. Quello che potrebbe cambiare le carte in tavola, anche se in un’ottica a lungo termine, è l’abbassamento del costo dell’energia annunciato dal sindaco Tiziano Tagliani durante la festa del Pd a Barco, pochi giorni fa.
“È un discorso che verrà sicuramente affrontato il giorno 11 luglio – afferma Cavazzini -, quando in Regione si incontrerà il tavolo per lo sviluppo del petrolchimico a cui parteciperanno tutte le aziende insediate. È chiaro che il costo dell’energia, insieme al costo dell’insediamento e dei servizi, è uno di quegli elementi che possono favorire una sostenibilità dell’area. Quindi per noi non è nell’immediato una soluzione alla vicenda, anche perchè l’azienda stessa ha dichiarato che il problema non è questo il problema determinante, ma quantomeno ci predispone ad avere opportunità per il rilancio dell’area, per fermare l’emorragia di posti di lavoro e anche per incidere sul piano industriale di Basell. Di fronte a un abbattimento dei costi del petrolchimico, tutte le aziende si trovano davanti a grossi vantaggi”.
Nei prossimi giorni saranno quindi momenti cruciali per il petrolchimico, che oltre all’incontro del giorno 11 vedrà una nuova sessione di trattativa per la vertenza Basell il 17 luglio. Tra le due date, con ogni probabilità il giorno 12, i sindacati convocheranno un’assemblea all’interno del petrolchimico per fare il punto della situazione sia sulla vertenza più nota che sui piani di sviluppo dell’intero sito.
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