Politica
5 Luglio 2013
L’opposizione chiede le dimissioni di Maisto per il flop dell’Ermitage

In arrivo 9 milioni di euro per il Meis

di Redazione | 3 min

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“Siamo riusciti a far sbloccare 9 milioni di euro dallo Stato per il Meis, il museo della Shoa”. È l’annuncio, o meglio, l’inciso, fatto dall’assessore comunale alla cultura Massimo Maisto durante la discussione in commissione consiliare riguardo alla chiusura della fondazione Ermitage Italia. “Nella fase di crisi in cui siamo non riteniamo che la fondazione costituisca un progetto prioritario su cui puntare come invece riteniamo siano la mostra su Antonioni e il Meis che spero di vedere inaugurato entro il 2015 e per il quale siamo riusciti a far sbloccare i soldi per avviare la prima parte dei lavori previsti”.

La delibera con la  quale il Comune di Ferrara farà il primo passo per lo scioglimento e la conseguente liquidazione della Fondazione Ermitage Italia verrà invece discussa, e presumibilmente approvata, lunedì prossimo in un Consiglio comunale straordinario, ma i gruppi di opposizione annunciano la presentazione per quella data di un “documento politico molto forte”, probabilmente contente richieste di dimissioni.

Lo scioglimento della fondazione non sarà un passaggio totalmente indolore dato che il bilancio 2012 approvato dal Cda lo scorso 28 giugno, visionato in sede di commissione consiliare, evidenzia un risultato di gestione negativo pari a poco più di 230mila euro che però non rappresenta i debiti totali imputabili alla gestione complessiva: “ci sono dei trascinamenti dal bilancio 2011, chiuso con un attivo di circa 200 mila euro, dovuti alla così detta ‘legge mancia’, che finanziava 250mila euro per gli anni 2009-2010-2011 ma che tecnicamente sono slittati di un anno”, spiega l’assessore comunale alla cultura Massimo Maisto, “dunque una parte di quei 230 mila euro verrà ripianata con quegli avanzi e il restante, che ammonta a circa 55 mila euro, verrà in parte ripianato con quote da 25mila euro ciascuna dovute dalla Provincia e dal Comune e, per ciò che rimane, sarà il liquidatore a decidere la strategia da adottare”.

Forti le polemiche da parte di molti gruppi dell’opposizione -Fli, Pdl, Io amo Ferrara, Liberi e forti e Ppf- che nel pomeriggio, poco prima che si riunisse la commissione consiliare, hanno indetto un conferenza stampa in cui è stata annunciata una “iniziativa politica pesante e importante” per il prossimo dibattito in Consiglio comunale. Nessuno dei consiglieri lo ha ammesso esplicitamente ma l’idea pare essere quella di una richiesta di dimissioni nei confronti o dell’assessore alla cultura Massimo Maisto -che pure negli anni ha espresso posizioni critiche nei confronti della funzione dell’Ermitage nel contesto ferrarese- o, addirittura, del sindaco Tiziano Tagliani.

SAMSUNG CSC“A fronte di un fallimento totale, anche dal punto di vista morale, c’è stato un tentativo di tenere un profilo basso per depistare l’attenzione, ma noi chiederemo conto dei finanziamenti che sono stati dati e dei soldi spesi per mantenere la fondazione”, afferma Enrico Brandani, consigliere di Fli che già in un’occasione precedente si era scontrato su questi temi proprio con Maisto in commissione consiliare. “Se non avessimo chiesto un consiglio straordinario oggi non sapremmo nulla di tutto questo”, rincara la dose Valentino Tavolazzi di Ppf, “la vicenda Ermitage è stata uno spreco di soldi e un fallimento totale, prima annunciata con tanta enfasi e poi opacamente passata ad un silenzio tombale nella fase di chiusura, la cui notizia abbiamo appreso solo in via incidentale durante un question time. Se noteremo delle opacità anche nella gestione chiederemo l’intervento della Corte dei Conti”, avvisa ancora Tavolazzi che considera anche il lavoro degli ultimi dieci anni di Ferrara Arte “fallimentare in una prospettiva di politiche di rilancio della città in chiave turistica”.

Maisto, dal canto suo, conferma la propria posizione già espressa in un precedente incontro: “non considero l’esperienza dell’Ermitage uno spreco di soldi, anche se le prospettive su di esso sono cambiate dalla sua inaugurazione ad oggi”, ribadisce l’assessore, “non stiamo rinunciando alle grandi mostre, di cui la fondazione non si occupava più già dal 2010 e per le quali c’è ancora il lavoro di qualità di Ferrara Arte, ma solo all’attività di un centro studi”.

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