Non tarda ad arrivare la controreplica di Valentino Tavolazzi all’intervento dell’assessore al bilancio Luigi Marattin (vai all’articolo) sulla spinosa questione dell’investimento del Comune di Ferrara nel derivato Dexia e del suo successivo annullamento, che portò a un contenzioso legale da parte dell’azienda nei confronti del Comune. L’assessore aveva infatti bollato come “deliri e bugie” gli attacchi dei consiglieri comunali Valentino Tavolazzi (Ppf) e Giovanni Cavicchi (Lega Nord), secondo cui l’amministrazione avrebbe tenuto il silenzio su un’indagine relativa al procedimento aperta dalla Corte dei Conti. Secondo Marattin infatti, che sosteneva la sua tesi basandosi sulle tempistiche della vicenda, l’interesse dell’organo di controllo sarebbe nato soltanto “come conseguenza automatica” di un esposto lanciato dallo stesso Tavolazzi “per sviare l’attenzione della stampa dall’indagine sulla doppia residenza che lo riguardava”.
Nella replica delle ultime ore il capogruppo Ppf sostiene di voler “sorvolare sui toni arroganti di Marattin, atti a nascondere di volta in volta la pochezza degli argomenti, gli errori di calcolo e le ripetute scelte dannose per la città”, ed entra subito nel merito del discorso contestando proprio la ricostruzione storica dell’assessore. “È falso – sostiene Tavolazzi – che nell’estate 2012 la Corte dei Conti chiedesse gli atti inerenti al derivato come conseguenza automatica del nostro esposto. La tributaria fu incaricata dalla Corte dei Conti di acquisire i documenti del Comune il 20.4.12, non in estate, e lo fece con note 0001949 e 0001950 in possesso di Marattin, mai consegnate a Ppf. Dunque la Procura della Corte dei Conti scrisse prima che Tagliani decidesse di annullare il derivato, a fine maggio 2012. Lo prova la lettera del Comune alla Corte dei Conti del 28.5.13, che cita tale circostanza”.
Tavolazzi risponde anche al passaggio in cui l’assessore gli rinfacciava “che nel 2002 fu proprio Tavolazzi che da direttore generale consigliò al Comune l’utilizzo di strumenti derivati per ridurre il costo dell’indebitamento”, entrando nel merito tecnico dello strumento finanziario. “Nella relazione inviata al sindaco, il 10/02, il mese prima del mio licenziamento, esaminavo la grave situazione dell’ente ed avanzavo proposte. Quell’analisi, a distanza di dieci anni, è ancora valida, così come lo era l’invito a prendere in considerazione lo strumento derivato, per difendersi dall’incremento dei tassi, con riferimento ai mutui a tasso variabile. Il punto infatti non è lo strumento: i prodotti derivati sono molteplici, così come esistono varie forme di contratto con le banche. Se Ferrara oggi è stata costretta a chiudere anticipatamente il derivato, è perché quel contratto era pessimo, soprattutto dopo la revisione del 2005, mai contestata da Marattin, allora consigliere comunale. Egli, da assessore, ha più volte paragonato il derivato del Comune ad una assicurazione auto, facendo ridere il popolo del web. Ha poi confermato la comica tesi di Polastri, sostenendo che il derivato non era da chiudere poiché produceva utili. Alla fine, sotto pressing di Ppf, lo ha definito strumento non idoneo per i Comuni, da chiudere subito. Un dato è certo: fino al 2008 il derivato che Marattin attribuisce al sottoscritto era in utile per più di un milione di euro. La sciagurata modifica del 2005 e la caduta dei tassi, hanno generato la voragine. Dal 2009 Ppf ha chiesto mille volte al Pd e a Tagliani di chiuderlo. Questi, invece di ammettere l’errore, lo hanno tenuto attivo fino a ieri sperperando milioni di euro pagati da tutti noi. Confidiamo nel fatto che la Corte dei Conti faccia luce sull’operazione e, se ci sono responsabilità politiche o tecniche, renda giustizia ai cittadini facendo pagare a chi ha sbagliato”.
E una volta chiarito il proprio punto di vista sulla questione derivati, il capogruppo Ppf non rinuncia a rispondere anche in merito “alla squallida operazione del Pd sui rimborsi, citata da Marattin. La cui archiviazione da parte del magistrato, seguita all’esposto dell’avvocato Tagliani, ha sancito per sempre l’infondatezza dei rilievi e la legittimità del mio operato rispedendo ai mittenti il fango scagliato nel tentativo di eliminare un oppositore per via giudiziaria, impossibilitati a farlo per via politica. La patetica vicenda dei “piddinatori” Merli e Portaluppi –quest’ultimo in assemblee pubbliche, vestendo la doppia giacca di consigliere del Pd e di dirigente medico operante in ospedale, ha tentato di convincere i ferraresi della bontà del progetto di Cona- ha messo in luce, se ce n’era bisogno, il nanismo politico e la pochezza umana di una classe dirigente non in grado di governare la città. Il vile attacco personale del Pd ad un avversario politico, organizzato in consiglio comunale prima di bocciare la precedente proposta Ppf di rinunciare ai gettoni, visto che oggi Ppf è l’unico gruppo che non percepisce gettoni e rimborsi, unitamente alla querela di Marattin, è la conferma della inconsistenza politica e dell’assenza di progettualità di un partito, che negli ultimi quindici anni ha gettato la nostra città nel baratro economico”.
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