Cronaca
20 Maggio 2013
Quasi 48mila le aziende che hanno subito danni a causa del sisma in regione

Le imprese a un anno dal sisma

di Redazione | 4 min

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ceramichesa365 giorni esatti dal sisma. A Sant’Agostino le macerie del capannone crollato poco dopo le 4 del 20 maggio scorso alle Ceramiche sono ancora lì, intatte nella loro desolante distruzione. A Dosso, nemmeno 10 chilometri più a sud c’è la Tecopress, azienda che vende pressocolati e stampi a marchi come Bmw, Ducati e Volkswagen. Lì i segni del terremoto sono meno evidenti: l’azienda sta già provvedendo alla ricostruzione di tutto quanto è andato distrutto, mentre la produzione non si ferma, anche se, come confermano alcuni operai, il carico di lavoro è diminuito e il sisma ha accentuato la crisi già in corso portando all’avvio della cassa integrazione a rotazione. A Bondeno da oltre dieci anni c’è l’Ursa, che invece produce isolanti. Lì il 20 maggio a crollare fu un tetto di un impianto. Le macerie le ha portate via un’impresa di demolizione, insieme a tutte le costruzioni pericolanti, e dopo circa sei mesi anche l’Ursa ha ricominciato a produrre.

Ceramiche Sant’Agostino, Tecopress e Ursa hanno tutte un destino comune: hanno perso alcuni loro dipendenti nel crollo dei loro stabilimenti, hanno subito danni ingenti, hanno ripreso a lavorare. Escludendo la tragica fatalità, questo è il percorso della maggior parte delle imprese sparse tra i 33 comuni intorno all’epicentro del terremoto.

All’alba del 20 maggio, in regione si contavano circa 41mila 500 lavoratori in cassa integrazione; ora sono poco più di 2500, tanti quante sono le richieste portate avanti dalle imprese per l’accesso al credito per la ricostruzione degli immobili ad uso produttivo danneggiati dal sisma. Nonostante tutto, sul versante occupazionale si può notare come circa 4500 posti di lavoro siano stati persi a causa dei danni provocati dal sisma, dei quali 2400 nel comparto industriali, mentre gli altri si suddividono tra gli altri settori economici e l’indotto, come quello della ristorazione, che conta 1100 lavoratori in meno. Una nota positiva: in controtendenza con i dati nazionali, proprio a causa del sisma circa un migliaio di persone ha ricevuto un impiego nel settore edile e delle costruzioni in genere.

Dopo le scosse, le imprese che subirono danni avevano tre possibilità: delocalizzare, ricostruire in fretta con fondi propri per ottenere in seguito il rimborso oppure chiudere.

tecopressQualche chiusura a causa del sisma o dei suoi effetti c’è stata, ma la gran parte delle imprese ha scelto, con enormi sforzi, di ricostruire tutto e subito, aumentando l’esposizione finanziaria presso le banche pur di rendere agibili i capannoni o i locali. Le delocalizzazioni si contano invece sulle dita di una mano, e coinvolgono perlopiù bar o piccoli esercizi commerciali che si sono spostati in moduli temporanei durante lo svolgimento dei lavori nella struttura originaria.

La scelta degli imprenditori ha condizionato anche la Regione: delle circa 2600 pratiche di cui abbiamo parlato in precedenza, circa 600 sono già in fase di pagamento, per un totale di undici milioni di euro in corso di versamento su 40 di stanziamento totale di contributi.

Le imprese che hanno subito danni, di tutte le entità, sono quasi 48mila in tutta la regione. Il 55% delle imprese presenti nella provincia di Ferrara si trovava nelle aree colpite dal sisma – 22mila su 39mila -, coinvolgendo circa il 60% di tutti i lavoratori della provincia. Per queste, i provvedimenti messi in campo sono molteplici. Si va dai contributi a fondo perduto per il ripristino degli edifici, dei macchinari, delle scorte perdute e come sostegno alla delocalizzazione, con quote diverse di copertura in base al tipo di contributo richiesto e detassati, ai fondi per l’accesso agevolato al credito e crediti d’imposta sulle nuove assunzioni, oltre a incentivi per lo sviluppo innovativo delle imprese e le possibilità di spostare la redazione del bilancio per le società di capitali, in attesa di una norma che consenta di distribuire le perdite causate dal terremoto in cinque anni.

Sul fronte delle cifre messe in campo per la ricostruzione delle imprese, oltre ai contributi a fondo perduto per gli immobili danneggiati, ancora da quantificare a causa delle pratiche ancora aperte, dalla Regione sono stati stanziati sei miliardi di euro per un fondo di liquidità per il pagamento di imposte, contributi e premi assicurativi in favore delle imprese e dei lavoratori; 50 milioni sono invece destinati al sostegno della ricerca nelle imprese, mentre allo sviluppo innovativo delle aziende andranno 20 milioni di euro. Altri 99 milioni di euro serviranno per il sostegno alle aziende agricole, alle quali andranno altri 27,5 milioni per il ripristino del loro potenziale produttivo. Altri 15 milioni serviranno per dare una copertura ai contributi alla delocalizzazione. Inail, infine, ha stanziato quasi 80 milioni di euro per sopperire alle carenze strutturali dei capannoni per i quali si rendano necessari lavori per aumentarne la sicurezza, anche attraverso interventi di miglioramento sismico, perché tragedie come quelle dello scorso anno non si ripetano mai più.

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