Politica
26 Febbraio 2013
L’analisi. Il M5S è primo partito a Comacchio, Lagosanto e Codigoro

A Ferrara Pd e Pdl perdono 60mila voti in cinque anni

di Marco Zavagli | 4 min

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IMG00028-20090905-1849Sarà difficile questa volta dire che è stato Grillo a far vincere Berlusconi. Anche perché ha rischiato di vincere lui. Primo partito alla Camera con il 25,5%, terza forza al Senato, il Movimento 5 Stelle è il vero vincitore, ovunque, delle elezioni politiche 2013.

Gran parte del successo, a parte riuscire a centrare il cuore dei problemi e dei bisogni di milioni di persone (corruzione, lavoro, ambiente su tutti), il guru genovese lo deve ai suoi avversari. Nel 2010 si disse che il leghista Roberto Cota, candidato per il centrodestra, aveva sconfitto la Pd Mercedes Bresso alla presidenza della regione Piemonte “per colpa di Grillo”. Ecco, quello fu il trampolino di lancio per l’incredibile risultato di oggi. I partiti tradizionali non avevano capito, o non volevano capire, che non si perde perché qualcuno ti ruba i voti. Si perde perché non si offrono proposte o non si danno alternative capaci di convincere gli elettori e conquistare così voti. Meglio sarebbe a questo punto parlare di mantenerli i propri voti.

Sì, perché praticamente ovunque i principali partiti lasciano per strada cocci di consensi. Anche il Pdl, pur nella sua mezza vittoria, è ben lontano dai fasti di un appena un lustro fa. E la nostra Ferrara non fa eccezione. Con una particolarità in più: la concomitanza del calo dei democratici in quei comuni dove si assiste a una valanga ancora più voluminosa dei Cinque Stelle fa pensare a una disaffezione degli elettori di centrosinistra al proprio partito.

Vero è che il Pd può contare ancora su roccaforti come Massafiscaglia (44,83), Ro (43,17), Argenta (42,34), Jolanda (42,01), Migliaro (41,19), Formignana (40,10) e nel comune capoluogo si difende bene, con un 37,11 comunque superiore alla media provinciale. Altrove però è un triste sentire per la città di Franceschini. A Cento i democratici crollano al 26,33; a Codigoro al 29,06; a Goro, che segna l’exploit del Pdl primo partito con il 33,97, secondo il M5S a 28,33, i democratici raggiungono appena il 24,30. A Comacchio, nell’unico comune governato da un sindaco grillino, il Pd precipita al 20,19.

Il M5S è primo partito proprio a Comacchio, dove il simbolo di Grillo conquista il 34,25, a Lagosanto con il 35,84 e a Codigoro con il 30,21. A Ferrara invece il Movimento risente della frattura con la lista di Tavolazzi, Progetto per Ferrara, e di una combattività ancora latente dei grilli estensi. Il risultato è uno dei più bassi della provincia: 21,93.

Il crollo di Pd e Pdl è ancora più percepibile se si confrontano i dati di questi due giorni con le consultazioni del 2008. Allora, al grido di “Si può fare”, che alla resa dei conti ricordava più il grido di Gene Wilder in Frankestein Junior piuttosto che il motto di Obama, Walter Veltroni raccolse a Ferrara e provincia attorno a sé qualcosa come 113.785 voti alla Camera, il 45,81% del totale. Con il Pd c’era l’Italia dei valori ancora unita sotto Di Pietro, che portò un 3,11 (7.737 voti) da aggiungere al 42,69 dei democratici (106.048). Oggi Viale Krasnodar, pur rimanendo il primo partito, si deve accontentare del 34,72 per 79.388 elettori. In cinque anni si sono volatilizzati 8 punti e oltre 26mila schede.

Berlusconi in quell’occasione collezionò un totale di 99.685 voti, il 40,13 del bacino che si recò alle urne. Il merito era dovuto al 32,45 del Pdl (80.615) e al 7,67 del Carroccio (19.070). Oggi il maggior partito di centrodestra vede il pallottoliere fermarsi a quota 19,67 con 44.987 voti. Vale a dire 36mila crocette in meno. Perde due terzi del proprio elettorato invece il partito allora di Bossi e oggi, dopo i noti scandali, di Maroni: cinque anni dopo è al 2,85 (6.526).

Il discorso non cambia di molto se ci si sposta ai verdetti di Palazzo Madama. Al Senato il Pd perde sei punti (dal 42,61 al 36,59) e più di ventimila voti (da 99.914 a 78.9369). Anche a livello di coalizione, cambiando gli addendi, la somma non cambia. Nel 2008 al fianco dei democratici c’era l’Idv che con il 2,99 contribuì al totale di 45,60 punti. Ora ci sono Sel e Cd che con il 2,41 e lo 0,23 portano il totale a 39,24. Sono sempre quei sei punti persi dai bersaniani a fare la differenza.

Il Pdl lascia per strada ben 13 punti, passando dal 33,14 al 20,10. In cifre significano più di trentamila elettori (da 77.706 a 43.377). La Lega finisce più che dimezzata e dal 7,06 (16.575) si deve accontentare del 2,91(6.297). La loro alleanza portò in dote al centrodestra il 40,21 contro l’odierno 25,05. Che significa rimanere orfani di più di 40mila votanti.

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