“Cercheremo tutte le strade per mantenere in essere i contratti, perché non auspichiamo un’interruzione dei servizi e un affidamento a un altro fornitore, ma non siamo disposti ad accettare tutto”. La minaccia è arrivata ieri pomeriggio in commissione Sanità dal direttore generale del Sant’Anna Gabriele Rinaldi, ed è la conseguenza di un problema ancora aperto in viale Aldo Moro: “Il mancato rispetto da parte di Prog.Este – per dirla con il direttore – di quello che c’è scritto nel contratto”.
Sono le regole del project financing: un privato, o un consorzio come in questo caso, finanzia la realizzazione di un’opera pubblica, in cambio della gestione dei suoi servizi. Arrivati a oggi per la maggioranza di questi non si segnalano problemi (dalla vigilanza alla disinfestazione, dal verde alla ristorazione), ma restano aperti due capitoli non da poco: il trasporto di persone e cose e la manutenzione.
“Lo spostamento degli utenti dal Pronto soccorso ai servizi, o dai reparti alle sale operatorie – ha proseguito Rinaldi –, sta avvenendo con nostro personale e nostri materiali, che vengono distolti da altro: il personale che trasporta dal Pronto soccorso alle sale operatorie, per esempio, era stato pensato per stazionare nel Ps con un ruolo di accoglienza e controllo. E anche seggette e barelle dovevano esserci fornite, mentre alla fine abbiamo dovuto mettere in campo le nostre risorse”.
E così spiega la direzione anche problemi come “le perdite negli impianti di raffreddamento e riscaldamento, che portano a un ammaloramento dei quadrotti”, quelli noti alle cronache cittadine per cadere con una certa frequenza. È una questione di “differenti punti di vista” nell’interpretazione del contratto, e Rinaldi, che si dichiara “consapevole di amministrare soldi pubblici”, vuole “solide basi prima di aumentare l’esborso”, ossia vuole il pronunciamento di un tribunale se non si arriverà a un accordo.
Nel project financing s’inserisce pure il discorso del parcheggio, finora gratuito, per il quale il concessionario aveva calcolato una tariffa stimando “l’occupazione del 60% degli stalli per quattro ore al giorno”, decisamente inferiore all’attuale, che in ogni caso lascia ancora parecchie possibilità a chi giunge a Cona in auto: “Nell’ora di punta, intorno alle 13 – ricorda Rinaldi –, sono vuoti almeno 200 posti del parcheggio 2, quello all’ingresso degli ambulatori”, mentre spesso al parcheggio 1, quello all’ingresso degenze, capita di trovare qualcuno fuori dalle strisce”.
Ma certo non di soli muri e pavimenti vive un ospedale, e da questo punto di vista Rinaldi ha rivendicato ancora la bontà del passaggio da “camere con otto letti e un bagno a camere con due letti e un bagno, come hanno potuto verificare personalmente gli ormai oltre 10mila dimessi”. E se si è spesso parlato in questi mesi di liste d’attesa allungate e persone costrette a recarsi altrove, Rinaldi ha snocciolato cifre che vogliono rivendicare una struttura già in funzione e con un’offerta di servizi superiore alla domanda stimata, nella quale, in un periodo in cui le ferie si sono sommate ai rallentamenti dovuti al trasloco, si sono privilegiate le situazioni più gravi. “Da gennaio a ottobre abbiamo risposto all’84% delle necessità provenienti da cittadini della provincia, lo scorso anno all’83,69”.
Non tutte le sale operatorie sono aperte, è stato ricordato dalle cronache ferraresi, “ma noi procederemo ad aprirle solo quando quelle già in funzione lavoreranno dalle 8 alle 19, e non dalle 8 alle 16.30, quando insomma la loro efficienza sarà vicina al 100%”. Tra settembre e novembre, però, “sono stati eseguiti 103 interventi per tumore alla mammella – ha rivendicato –. Significa che in un anno possiamo farne 412, mentre dalla provincia ci aspettiamo 379 casi: se qualcuno vorrà farsi operare in libera professione sarà per sua scelta, non perché noi non siamo in grado di operarlo”. Ora nella lista d’attesa ci sono “sessanta persone”, numero dovuto appunto al rallentamento nel periodo di ferie “e che in due mesi possiamo smaltire”.
Ancora: 49 interventi alla tiroide nell’ultimo trimestre, che significano potenzialmente 196 l’anno in un territorio che ne attende 101 (in lista d’attesa ci sono 75 persone “ma in tre mesi possiamo ammortare”), 107 interventi al colon retto, ossia potenzialmente 428 l’anno (ma se ne prevedono 350) e 46 al polmone (184 potenziali in un anno, 119 gli attesi).
Queste sono insomma le priorità su cui l’azienda si è concentrata in questi mesi, “e capirete per quale motivo – ha concluso rivolto ai consiglieri –. E se qualcuno è andato a farsi operare da un’altra parte di ernia al disco noi siamo contenti, anche se non è certo questo il nostro obiettivo”.
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