Appena edito, per i tipi di Marsilio editore, nella collana Gocce, Scandali segreti esce, in quest’anno che vede celebrato il centenario della sua nascita, un inedito testo teatrale che porta la firma di Michelangelo Antonioni, oltre a quella del veneto-friulano Elio Bartolini, suo stretto collaboratore per le sceneggiature de “Il grido” (1957), “L’avventura” (1960), “L’eclisse” (1962) – lo fu anche per l’altro ‘nostro’, Florestano Vancini e per il suo “Le stagioni del nostro amore”, pellicola del 1966.
Proprio negli anni tra “Il grido” e “L’avventura”, Michelangelo Antonioni diresse una compagnia di prosa composta da Monica Vitti, Virna Lisi, Carlo D’Angelo e Giancarlo Sbragia. Il repertorio era incentrato su “Scandali segreti”, l’adattamento teatrale di un soggetto cinematografico mai realizzato, non l’unico, del resto, visto che, comunque, la sua iniziazione drammaturgica ebbe inizio, per lui, a Ferrara, sua città natale, quando collaborò con gli ideatori della famosa rivista Ludovico, i migliori ‘ingegni’ del Teatro Estense Minimo e…Massimo, il Maestro Carlo Ratta, tanto per citarne uno ( cfr: M.C.Nascosi, I settant’anni della Straferrara, Ferrara, 2002).
Scandali segreti, comunque, andò in scena al Teatro Eliseo di Roma nel novembre 1958, con la sua stessa regia: tra gli attori Giancarlo Sbragia, Monica Vitti e Sandra Milo.
D’altro canto, per Antonioni il teatro è stata, come la pittura, ed altre discipline a lui care e praticate – quasi private Muse Geminae – una passione portata avanti quasi in sordina; pochissimi, oltrepiù, i pezzi critici in merito e, quindi, scarsissima la conoscenza di tale attività.
La commedia – scritta a quattro mani, come si diceva, con Elio Bartolini – rappresenta un punto di sutura ideale tra i film degli anni ’50 e quelli degli anni ’60, la tetralogia della incomunicabilità ed il pre-periodo della swinging London, tanto per intenderci, per certi versi un omaggio agli Angry Young Men, gli autori inglesi cosiddetti Arrabbiati, come George Osborne ed Harold Pinter, e costituisce un importante tassello per arricchire di un’altra sfaccettatura le complesse ed antesignane poetica e cifra stilistica del regista, ormai alle soglie della sua più piena e riconosciuta maturità artistica.
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