Cronaca
6 Ottobre 2012
Quale futuro per il web e la navigazione gratuita? Tra controllo e libertà

Il giardino protetto dell’informazione

di Redazione | 3 min

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Il web di oggi? Un giardino molto ampio ma con muri sempre più spessi e lunghi in direzione della costruzione di un così detto walled garden, dove la l’informazione, i contenuti e le applicazioni sono sempre più sotto controllo e veicolate.

E’ un po’ il sunto del dibattito fra Mitchell Baker, presidente della Mozilla Foundation (quella di Firefox e Thunderbird) e Geert Lovink (attivista, e docente all’Università di Amsterdam) tenutosi al cinema Apollo. Posizioni spesso distanti, con Lovink che considera molto negativa la direzione presa dal mondo di internet grazie ai monopoli privati, Google e Facebook in particolare. E dato che il tema principale della discussione è stato quella della comunità nel web, il social network da un miliardo di iscritti non poteva non essere al centro della critica: diritto alla privacy abdicato, informazioni personali in vendita, pubblicità basata sui nostri dati personali, stretto controllo sulla reale identità degli scritti, tentativo di creare un monopolio per gli accessi ad altri servizi sul web con le autenticazioni tramite Facebook. Un giardino nel quale si creano comunità che hanno certamente un valore, ma con tante, troppe restrizioni. Più conciliante Mitchell Baker, che senza esprimere giudizi in un verso o nell’altro ha comunque riconosciuto la bontà dell’idea di un social media  “strumento potentissimo apprezzato da molti”. Non piace a Lovink neppure la direzione intrapresa e già accennata riguardo a quella che Pierfrancesco Romano, moderatore dell’incontro, ha chiamato “trasparenza della nostra vera identità”, ovvero il tentativo attuato principalmente da Facebook di controllare e verificare che siamo proprio chi diciamo di essere, senza pseudonimi o identità di fantasia, utilizzando anche mezzi di sapore totalitario come l’invito agli altri utenti alla segnalazione di eventuali false identità. Situazione che probabilmente non piace a Mozilla che non a caso la settimana prossima lancerà Persona, un sistema integrato di gestione delle identità virtuali più attento alla privacy.

Altro esempio di gabbia dorata o di walled garden è la direzione intrapresa nell’utilizzo del web tramite le interfacce mobili, come quelle degli smartphone e i tablet. La loro adozione sta comportando un passaggio decisivo verso la libertà rappresentata dalla navigazione tramite browser, che permette di esplorare il web in lungo e in largo, verso la fruizione di contenuti veicolati da applicazioni specifiche: le app. Comode, come ammette la Baker, ma molto limitanti. Ancora di più se poi uno dei monopolisti, quale è Apple, richiede che sui propri devices tali app vengano sviluppate con strumenti e tecnologie di sua scelta, motivo per il quale Firefox non esiste sulla piattaforma iOS usata dai terminali di Cupertino. Motivo, ancora, che ha spinto Mozilla nella creazione di un proprio sistema operativo per il mercato mobile e che debutterà il prossimo anno nel tentativo di restituire un po’ di libertà agli utenti del settore, senza rinunciare alla comodità di molte app, che saranno interfacce comunicative con le quali dovremo convivere sempre più nell’immediato futuro, ma non per sempre.

Ma date queste premesse, quale futuro ha il web? Non roseo secondo Lovink, che si augura un minor controllo privato della rete a vantaggio di uno più comunitario e su basi e infrastrutture pubbliche (ma a controllo statale), ovvero un cambiamento radicale del sistema attuale. Più ottimista invece la presidente della Mozilla Foundation che crede nel cambiamento che la sua fondazione no profit e altre comunità simili attive nel web potranno portare in futuro. D’altronde la rete è probabilmente la piattaforma di comunicazione più potente che esista e che, concordano entrambi, ha ancora molto da dare. Bisogna però scegliere le strade giuste.

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