Economia e Lavoro
24 Settembre 2012
Roncarati: “Pil provinciale calerà del 2,6%, molto più della media nazionale”

Disoccupazione a Ferrara, in 4 anni oltre 12mila senza lavoro

di Redazione | 3 min

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Un quadro a tinte fosche. Il settimo Rapporto sul mercato del lavoro in Provincia di Ferrara – presentato in Camera di Commercio – non lascia spazio a facili ottimismi sulle prospettive economiche e lavorative del nostro territorio. “Lo scenario internazionale è preoccupante per tutta l’Europa – ha detto il presidente della Camera di Commercio di Ferrara, Carlo Alberto Roncarati -, ma per l’Italia lo è ancora di più, come dimostrano le ultime stime che hanno rivisto ulteriormente al ribasso. Il Pil ferrarese – ha continuato Roncarati – calerà del 2,6%, un dato superiore alla media nazionale, una situazione aggravata anche dal sisma che ha colpito la nostra Regione”.

Nel dettaglio, l’analisi dell’economia ferrarese relativa al primo semestre dell’anno in corso restituisce un’immagine di diffusa sofferenza e difficoltà. L’industria, nonostante un rallentamento delle esportazioni, tiene solo se opera sui mercati esteri o se punta sull’innovazione. Male anche il commercio, in particolare per quanto riguarda le vendite al dettaglio degli alimentari, e l’agricoltura, sempre più in difficoltà nel rimanere competitiva sul mercato con imprese spesso molto piccole.

Guardando alle cifre e alle percentuali, i conti in mano alla Cciaa dicono che nel comparto privato delle aziende ferraresi, dal dicembre 2008 allo stesso mese dell’anno scorso gli addetti sono calati del 4,3% (ad oggi sono 104.269) e del 6,6% se si considera solo il lavoro dipendente. In aumento anche cassa integrazione e lavoratori in mobilità.

Non aumentano i protesti e i fallimenti ma, come spiega Roncarati, ciò avviene perché “cala l’erogazione del credito e aumentano i depositi sui conti correnti, segno di una scarsa fiducia negli investimenti”. Nel complesso il saldo demografico delle imprese è positivo (22 in più nei primi otto mesi del 2012) ma è un fenomeno che Roncarati attribuisce sostanzialmente alle “crescenti difficoltà di trovare adeguate opportunità lavorative, che spingono molte persone ad aprire un’attività in proprio”.

Non va meglio nemmeno sul versante del lavoro, sul quale si registra un trend verso una precarizzazione sempre più generalizzata. Oltre al calo delle assunzioni a tempo indeterminato (-2,1%), in atto già da diverso tempo, si verifica anche una diminuzione dei contratti a tempo determinato (-1,4%), a favore – come spiega l’assessore provinciale alle Politiche e ai Servizi per il Lavoro, Caterina Ferri – di “forme contrattuali ancora più flessibili”.

Qualche timido segnale positivo si coglie solo  nei settori del tessile e della ristorazione. Per quanto riguarda le previsioni delle professioni più richieste, cala la domanda di operai specializzati, conduttori di impianti e di addetti a macchinari. Prospettive più rosee solo per chi è qualificato nelle attività commerciali e nei servizi e per le professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione.

Ma a dare il segnale più cupo del baratro in cui rischia di sprofondare l’economia locale è la disoccupazione: nel primo semestre del 2012 i senza lavoro sono aumentati di 4.100 unità rispetto all’anno precedente, valore che sale addirittura a 12.200 se si parte dal 2008.

A trarre una conclusione e ad indicare una possibile via di uscita ci ha pensato la presidente della Provincia di Ferrara, Marcella Zappaterra. “Invito a vedere la presente situazione come una fase transitoria – ha dichiarato -. La situazione è difficile e il sisma che ha colpito una zona che produce il 2% del Pil italiano, ha impattato molto sulle imprese. Ora la vera sfida sarà spendere bene i 670 milioni di euro di fondi europei che le zone terremotate riceveranno per la ricostruzione. Una parte di questi fondi – ha annunciato – serviranno per finanziare un progetto speciale per lo sviluppo turistico di Ferrara”.

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