“Mi impegnerò personalmente”. È la promessa che arriva dal ministro dell’interno Anna Maria Cancellieri. Promessa fatta davanti ai genitori di Federico Aldrovandi. La titolare del Viminale aveva già anticipato un incontro con Lino Aldrovandi e Patrizia Moretti, dopo la gaffe all’indomani della condanna definitiva della Cassazione nei confronti dei quattro poliziotti (vai all’articolo) e il successivo chiarimento ‘diplomatico’ (leggi).
E il ministro è stata di parola. Ieri pomeriggio, dopo un fitto scambio di mail e telefonate, è stato fissato un incontro in prefettura a Ferrara. Il faccia a faccia, previsto inizialmente per domenica, è stato anticipato a venerdì per motivi di impegni istituzionali. Circa un’ora di colloquio, nelle sale di palazzo Giulio d’Este, per ascoltare, e a volte convergere, sulle aspettative della famiglia orfana di un figlio.
La Cancellieri si è detta vicina alla famiglia, senza sbilanciarsi, mantenendo un profilo istituzionale, “anche se accondiscendeva in molti punti”, come spiegherà in seguito Patrizia Moretti al termine del colloquio. Ovvio che i punti all’ordine del giorno sono stati quelli relativi all’eventuale espulsione dei quattro poliziotti pregiudicati per l’omicidio colposo di Federico dal corpo della Polizia di Stato e l’introduzione in Italia del reato di tortura, come chiesto dalla petizione che vede tra i primi firmatari proprio gli Aldrovandi (vai all’articolo).
“Bisogna aspettare i tempi tecnici della commissione disciplinare” ha fatto presente il ministro, ricordando che dall’insediamento dell’organo amministrativo (lo scorso luglio) devono passare circa nove mesi prima della pronuncia. Sul reato di tortura invece qualcosa potrebbe muoversi già martedì prossimo, il 25 settembre (che coincide, scherzo del destino, con il settimo anniversario della morte di Federico), quando il senato sarà chiamato a pronunciarsi sul relativo disegno di legge. “Si tratta di un passo fondamentale – spiega la Moretti -, perché servono norme precise che disciplinino il modus agendi delle forze dell’ordine in casi come quello di mio figlio e perché ci sia una responsabilità diretta n3ell’eventualità di violazione delle stesse”.
Al termine dell’incontro è arrivata la domanda forse più attesa dalla famiglia: i quattro agenti verranno espulsi? “Il ministro ha detto che si impegnerà molto, nell’ambito della legge – riporta la madre del ragazzo -, affinché venga approvato il reato di tortura e ci sia un codice disciplinare per le immobilizzazioni in caso di colluttazione violenta, di più non ha potuto dire. È chiaro che noi attendiamo che chi si rende responsabile della morte di un ragazzo di 18 anni e ostacola l’accertamento della verità non vesti più una divisa”.
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