Cronaca
3 Luglio 2012
L’appello firmato anche da grandi nomi della cultura e della società civile

Aldrovandi, petizione per l’espulsione degli agenti

di Marco Zavagli | 3 min

La prima a firmare è ovviamente lei, Patrizia Moretti. Chiede che i quattro agenti che hanno ucciso suo figlio Federico vengano espulsi dal copro della Polizia di Stato. Accanto al suo nome, e a quelli del marito Lino Aldrovandi e del figlio Stefano, ci sono anche quelli delle altre donne coraggio che hanno chiesto e chiedono giustizia per i propri cari morti in circostanze controverse davanti a una divisa. Sono quelli di Haidi e Giuliano Giuliani, Ilaria Cucchi, Lucia Uva, Rudra Bianzino e Domenica Ferulli.

Vengono quindi le sottoscrizioni di nomi di primo piano della cultura, della società civile e della politica. Ci sono Don Andrea Gallo, il presidente nazionale dell’Arci Paolo Beni, il segretario nazionale di Rifondazione Comunista ed ex ministro Paolo Ferrero e gli ex sottosegretari alla Giustizia Luigi Manconi e Franco Corleone, il vignettista Vauro, l’attore Valerio Mastrandrea e scrittori come Erri De Luca, Wu Ming, Valerio Evangelisti. Seguono i giornalisti grazie ai quali la notizia venne portata sulla stampa nazionale (Checchino Antonini di “Liberazione”, Cinzia Gubbini de “Il Manifesto” e Dean Buletti di “Chi l’ha visto?”) e l’autore del documentario “E’ stato morto un ragazzo” Filippo Vendemmiati, nonché esponenti di movimenti contro la repressione come Nicoletta Dosio dei NoTav,  Lorenzo Guadagnucci, giornalista che subì le violenze della Diaz, Monica Pepe del Comitato “10×100”, Italo di Sabato dell’ “Osservatorio sulla Repressione”.

Tutti hanno messo il proprio nome e cognome in calce alla petizione che segue alla sentenza definitiva della Corte di Cassazione sulla morte del 18enne ferrarese Federico Aldrovandi, “rimasto ucciso durante un controllo di polizia il 25 settembre 2005 e per cui 4 poliziotti sono stati condannati per eccesso colposo a 3 anni e 6 mesi ognuno”. Quella sentenza, recita il testo dell’appello “ha detto la parola fine sul piano giudiziale”, ma “resta oggi una richiesta di giustizia più ampia che risponda alla necessità di dotare anche l’Italia di strumenti di tutela contro gli abusi delle forze dell’ordine”.

Per questo la famiglia di Federico, il comitato Verità per Aldro, i tanti che fin dall’inizio hanno partecipato alla richiesta di verità e giustizia hanno lanciato una petizione per chiedere che “vengano modificate le norme in modo che i condannati in via definitiva, anche a meno di 4 anni vengano automaticamente allontanate dalle forze dell’ordine, a cominciare dai quattro poliziotti riconosciuti colpevoli dell’omicidio di Federico”.

Inoltre viene richiesto che “vengano determinati urgentemente modalità di riconoscimento degli appartenenti delle forze dell’Ordine in servizio, come avviene peraltro in molti paesi europei”. Infine si chiede “il rispetto della Convenzione delle Nazioni Unite del 1984 contro la tortura e le altre pene o trattamenti inumani, crudeli o degradanti, ratificata dall’Italia nel 1988, introducendo anche nell’ordinamento italiano il reato di tortura”.

Fra le adesioni locali, la presidente della Provincia Marcella Zappaterra, il segretario provinciale della Cgil Giuliano Guietti, gli esponenti del Prc Irene Bregola, Elisa Corridoni e Stefano Calderoni, Leonardo Fiorentini della Costituente Ecologista, Pietro Pinna dell’Arci. e Girolamo De Michele

Chi volesse aderire potrà farlo tramite il sito www.giustiziaperaldro.it oppure mandando una mail a appello@giustiziaperaldro.it.

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