Cronaca
12 Febbraio 2010
Rete laica: “Caffarra risponda alle nostre domande”

Prete pedofilo, sit in sotto la curia di Bologna

di Redazione | 2 min

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25Aprile. “La libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare”

“La libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni, e che auguro a voi di non sentire mai”. 

È con le parole di Piero Calamandrei – tra i padri fondatori della Costituzione – che il sindaco Alan Fabbri apre il suo intervento durante la celebrazione del 25 aprile, dopo l’alzabandiera e il picchetto d’onore. 

Anche Rete Laica Bologna ha aderito al sit-in indetto dall’Associazione radicale Anticlericale.Net, oggi alle ore 18 sotto la Curia di Bologna, per protestare contro la diocesi felsinea attorno alla vicenda del prete pedofilo, condannato a Ferrara in primo grado per molestie sessuali su bambine tra i 3 e i 6 anni.

L’associazione si è recata sotto l’ufficio di Monsignor Vecchi e del Cardinale Caffarra “per portare fisicamente le domande a cui devono rispondere di fronte all’opinione pubblica”, spiega il portavoce Maurizio Cecconi, che afferma come “il documento vaticano “De delictis gravioribus” impone che la diocesi che apprende di casi di pedofilia al proprio interno informi tempestivamente la “Congregazione per la Dottrina della Fede” a Roma. Quali direttive hanno trasmesso dal Vaticano alla Curia di Bologna?”.

“Nel 2009 il Cardinale Caffarra . continua Cecconi – ha curato e pubblicato la “Carta formativa della Scuola Cattolica dell’infanzia”, in cui si legge che “il gestore e gli insegnanti delle scuole materne parrocchiali debbono condurre un’esemplare vita cristiana”. Un’esemplare vita cristiana comprende anche le molestie sessuali sui minori? Il documento vaticano “Crimen sollicitationis” impone a “tutti coloro che a vario titolo entrano a far parte del tribunale o che per il compito che svolgono siano ammessi a venire a conoscenza dei fatti sono strettamente tenuti al più stretto segreto, su ogni cosa appresa e con chiunque, pena la scomunica “latae sententiae”, per il fatto stesso di aver violato il segreto”. E’ stato imposto il silenzio, dalla Curia di Bologna, alle educatrici, dipendenti della Curia stessa, e ai genitori delle vittime, con la minaccia della scomunica?”.

Le domande che la Rete Laica rivolge alla curia felsinea continuano chiedendo dove si trovi attualmente il prete condannato, se esercita ancora una professione a contatto con minori, qual è il suo nome e cognome (qui va detto che è la stessa legge, proprio a tutela della riservatezza delle piccole vittime, a imporne l’anonimato, ndr), se ci sono stati altri casi di pedofilia nelle scuole cattoliche della diocesi di Bologna, e perché – questa la domanda rivolta in una lettera pubblica dall’avvocato difensore delle famiglie costituitesi parti civili nel processo – la Curia non paga le provvisionali alle famiglie delle bambine vittime di molestie.

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