Politica
28 Giugno 2012

I radicali fuori dal “grande centro sinistra”

di Redazione | 2 min

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Mario Zamorani

“Non si può uscire da una cosa che non c’è, ma quelli che credono ancora che a Ferrara esista il centro sinistra sappiano che noi lì dentro non ci siamo più”. La dichiarazione di Mario Zamorani, presidente locale dei Radicali, non lascia spazio a dubbi o incertezze: “adesso navighiamo in mare aperto, possiamo incrociare qualsiasi rotta. Potremmo ad esempio essere in sintonia con le ondate che arrivano dal basso e che , per quanto confuse, sicuramente spazzeranno via completamente il sistema dei partiti”. La decisione dell’allontanamento arriva a seguito di screzi vari e delusioni. Tra queste la recente promessa del sindaco Tiziano Tagliani, arrivata nel marzo 2012 dopo 10 giorni di sciopero della fame da parte di Zamorani, di attuare la delibera approvata in consiglio comunale tre anni fa relativa alla trasparenza degli atti comunali: “un impegno non mantenuto, poiché ad oggi è diventato prassi concreta solo un quarto della delibera”.

Altro pomo della discordia il rifiuto della tessera Pd, richiesta sempre dal presidente del gruppo, e l’impossibilità per i radicali di votare alle primarie: “avevamo annunciato che il nostro voto sarebbe andato a Ignazio Marino, ma arrivati davanti al gazebo allestito in piazza Castello ci è stato impedito di partecipare”. Sul tavolo anche le mancate scusa relative al “pasticcio” del video su Ici e chiesa: “ci eravamo impegnati sulla base di una notizia arrivata col bollo del Comune, l’errore dell’amministrazione è stato riconosciuto ma solo alla chiesa è stato chiesto scusa”.

Sempre Zamorani racconta inoltre delle petizioni presentate e tutte rifiutate, delle lettere inviate al sindaco, alla presidente della Provincia Marcella Zappaterra, al segretario provinciale Pd Paolo Calvano: “tutte ancora senza risposta”.

Il primo cittadino avrebbe scritto solo una replica, nel febbraio di quest’anno: in essa si troverebbe “un chiaro invito a passare all’opposizione”. Invito raccolto oggi, con la proclamazione ufficiale dell’uscita. Ad essa si accompagna un consiglio: “il Pd è monolitico, il grande centrosinistra incardinato in quel posto ormai da 68 anni. In nessun paese del mondo dopo così tanto tempo è stato possibile trovare un partito che non fosse anchilosato in dinamiche di potere. Non tollera la discussione, è impossibile trovare un accorso. Se è d’accordo promuove altrimenti butta via; non è una situazione democratica. Il cambiamento è necessario, bisogna rigenerarsi”.

In chiusura dal presidente dei radicali un monito: “prima ci comportavamo rispettando le regole, all’interno del perimetro, e venivano considerati elementi disturbanti. Ora che siamo liberi, senza vincoli di rispetto della squadra, organizzeremo iniziative più pesanti”.

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