Cronaca
10 Aprile 2008
''Mons. Vecchi mi disse che il nostro incontro non era mai avvenuto''

Prete pedofilo, la curia sapeva?

di Marco Zavagli | 3 min

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Secondo le testimonianze rese in aula da diverse persone che frequentavano la scuola materna all’interno della struttura parrocchiale di cui il prete era responsabile (maestre trimestrali, bidelle, cuoche), l’uomo era stato visto palpeggiare alcune bambine nelle parti intime, accompagnarle in bagno per guardarle orinare, baciarle sulla bocca, infilare una caramella nelle mutandine per poi farla leccare.

Le vittime avevano tutte tra i 3 e i 6 anni e frequentavano la struttura. Una struttura in provincia di Ferrara ma ricadente nella diocesi di Bologna.

La domanda che sorge spontanea è come sia possibile che quei terribili fatti siano accaduti senza che nessuno si fosse accorto di nulla. E invece erano stati in diversi ad accorgersene. Già nel marzo 2004, quando due maestre della struttura iniziano a trovare eccessive certe premure del parroco. Da quanto emerso in dibattimento sembra che siano stati contattati anche altre religiosi che avrebbero promesso di intercedere presso la curia. Su questo non è possibile verificare o sapere altro per il momento. Fatto sta che nel maggio dello stesso anno non si verificano più altri episodi e tutto sembra tornare alla normalità.

Non per le due maestre, che perdono il lavoro. Tra l’altro l’uomo è stato condannato anche per averle palpeggiate in un’occasione. Lui  ha ammesso di averle toccate, “per scherzo”.

Verranno riassunte a settembre, con l’inizio del nuovo anno scolastico delle materne, dietro a vivaci proteste dei genitori degli alunni. Con loro, per volontà del “don”, viene assunta anche una direttrice didattica.

Non passano dieci giorni dall’inizio del suo nuovo incarico che la donna assiste ad alcune attenzioni verso le bambine che oltrepassavano chiaramente la soglia della decenza. Si confida con le colleghe che per tutta risposta scoppiano a piangere e raccontano cosa hanno visto nei mesi precedenti.

È sempre lei a convincerle ad andare dalla compagnia dei carabinieri di Ferrara per segnalare il fatto. In via del Campo partono le indagini che, dopo i primi riscontri, portano agli arresti domiciliari dell’uomo. È il 2 marzo del 2005.

Ma prima di allora si registra un altro fatto allarmante. È l’11 novembre e le educatrici informano i genitori di quanto accade nella struttura. Si decide di avvisare i superiori del prete e la direttrice, insieme a un rappresentante dei genitori, si reca a Bologna per incontrare i responsabili della curia. L’incontro avviene l’8 gennaio 2005 di fronte a mons. Ernesto Vecchi.

Il vescovo ausiliare li riceve. Due frasi in particolare di quel colloquio, due frasi pronunciate dal numero due della curia di Bologna, rimangono impresse nell’educatrice: “quell’uomo è malato” e “questo incontro non è mai avvenuto”.

Le stesse frasi che la donna ha ripetuto in dibattimento senza venire contestata. Anche mons. Vecchi si è presentato davanti ai giudici, affermando però di non ricordare l’oggetto di quella discussione. Anche al telefono il tenore della voce non è dei più collaborativi: “non intervengo sulla questione – ha detto mons. Vecchi – perché non ho ricevuto nessuna comunicazione dal mio avvocato”. Alla richiesta di conferma se quel colloquio sia avvenuto o meno, si limita a rispondere: “queste sono interpretazioni interessate. Io non dico nulla”.

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