Cronaca
12 Aprile 2012
Monsignor Grandini: “Rigetta la particola”. Polemica in tutt’Italia: “Oscurantismo medievale”

Niente comunione a disabile, forse un passo indietro

di Marco Zavagli | 3 min

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Forse la comunione per il bambino di dieci anni con disabilità psichica ci sarà. Il parroco di Porto Garibaldi don Piergiorgio Zaghi potrebbe tornare sui propri passi. Di un opportuno ripensamento sul caso dell’eucaristia negata per incapacità di intendere e volere ne dà conferma la diocesi di Ferrara (vai all’articolo).

È proprio monsignor Antonio Grandini, il vicario che aveva in qualche modo giustificato il sacerdote perché “è necessario saper distinguere il pane dall’ostia per ricevere il sacramento”, a rivelare che “la possibilità di somministrare l’eucaristia al piccolo l’abbiamo sempre concepita, fin dall’inizio”.

Grandini precisa che “il parroco non ha mai negato la comunione: è sempre stato disposto a seguire con il piccolo un percorso, in collaborazione con le catechiste e le insegnanti di sostegno. Ma bisogna considerare che questo bambino ha frequentato un solo mese di catechismo, era sempre ammalato”.

Secondo il vicario, quindi, “in questo momento è impossibile ricevere l’eucaristia”, ma “se a maggio smetterà di rifiutare la particola vedremo”. Il problema ora, da psichico sembra diventato “fisico”: “adesso la rigurgita, cosa facciamo? Gliela ridiamo da mangiare ancora?  C’è bisogno di un percorso di accompagnamento, ma i genitori sono ‘partiti in quarta’. Noi restiamo disponibili al confronto”.

E mentre la comunità parrocchiale di Porto Garibaldi rimane spaccata sul sacramento negato, la vicenda ha percorso ormai tutt’Italia. Lo scandalo, o presunto tale, per prendere le parti del sacerdote, è rimbalzato sulle cronache nazionali dei media e delle televisioni.

Allo sdegno generale si accodano anche associazioni umanitarie come Equality Italia, per la quale siamo di fronte a una violazione delle disposizioni canoniche, già assurdamente restrittive nei confronti di persone separate, divorziate o omosessuali, che non prevedono alcuna esclusione dall’Eucarestia per le persone inabili”.

In un comunicato il presidente Aurelio Mancuso si unisce “al coro di proteste sollevato da molte famiglie e dai compagni di scuola del bambino, che ha subito un’odiosa discriminazione. È evidente che nella chiesa cattolica molti prelati e sacerdoti hanno perso la bussola del messaggio evangelico, che proprio agli afflitti e ai malati riserva parole forti e chiare”.

“Quanto accaduto è a dir poco assurdo” anche per Antonio Marziale, presidente dell’Osservatorio sui Diritti dei Minori, e questo “non soltanto sul piano etico, ma soprattutto sotto il profilo dei diritti fondamentali riconosciuti ai bambini”. Secondo Marziale “il sacerdote, negando al piccolo la comunione, ha leso la sua dignità di persona”.
Nel comunicato Marziale non fa sconti nemmeno al vicario e alla sua pretesa di distinguere il pane dall’ostia, “motivazione ancora più incredibile”. “Credevo – chiosa Marziale – che il sacramento fosse vincolato ad uno stato di grazia e purezza più che ad un test psico-attitudinale, rispetto al quale i preti non sono certo abilitati”.

Il presidente dell’Osservatorio si dice “frastornato dall’episodio, che denuncia uno stato di oscurantismo culturale degno del peggior medioevo. Soltanto una revisione del sacerdote e di chi ne ha preso le difese – conclude il sociologo – potrebbe riconciliare la Chiesa con la civiltà, anche cristianamente, compiuta”.

Dal mondo della politica locale, invece, l’unica voce che al momento si è levata è quella di Rifondazione, che definisce quanto avvenuto “un atto esecrabile e ci aspettiamo che la comunità cattolica stigmatizzi con nettezza l’accaduto. Crediamo che sia un atto discriminatorio grave e offensivo e auspichiamo che si ponga rimedio attraverso scuse ufficiali e permettendo al ragazzo di ricevere al più presto il sacramento”.

“Per fortuna – aggiunge il Prc – esistono accanto ai don Zaghi anche i parroci che non temono la vicinanza e l’accettazione della diversità e che svolgono una vera funzione sociale e culturale di crescita per i nostri giovani. E forse don Zaghi farebbe bene a visitare la comunità di San Benedetto al Porto e don Andrea Gallo”.

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