Cronaca
12 Dicembre 2011
Confessioni di una lucciola. Tra manager, imprenditori e gente comune

Pericolo Hiv nel mondo trans di Ferrara

di Marco Zavagli | 4 min

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Conosce manager, imprenditori, professionisti, ma anche gente comune. Tanta. E lancia un avvertimento a chi frequenta il mondo dei trans di Ferrara: alcuni hanno contratto il virus dell’Hiv e sono disposti a non usare il preservativo. Lui, o lei, è Celeste. Ha 33 anni, un diploma di perito alle spalle. Viene da un paesino in provincia di Venezia.

È sua una delle segnalazioni alle forze dell’ordine dell’appartamento del grattacielo, in cui lo scorso 5 ottobre i carabinieri sorpresero alcuni trans brasiliani risultati irregolari sul territorio (vai all’articolo). Non nasconde il suo tornaconto personale insito in quella denuncia: “avevano messo in ginocchio il “giro” praticando prezzi stracciati”: 30 euro contro i 70 in camera da “tariffario”. “A Ferrara – spiega – gli italiani si dividono il mercato con i sudamericani. Molte di noi sono dovute andare in altre città, come Milano, o addirittura attraversare il confine per lavorare in Svizzera. E dopo quel blitz al grattacielo c’è stato un calo allucinante del lavoro. Lo ho fatto anche per tutelare i miei interessi”.

Celeste chiede di raccontare la sua storia. Non teme di apparire nella Ferrara di giorno. “Ho fatto l’operaio. Poi ebbi una liaison con il figlio del proprietario dell’azienda e fui obbligata a fare le valigie. Raggiunsi un’amica a Padova, che mi avviò alla prostituzione. Iniziai quasi per gioco. Ma una volta visti i guadagni, decisi di farlo come mestiere”. Oggi Celeste guadagna fino a mille euro in tre sere. “Purtroppo non c’è una legge che tuteli la prostituzione. Vorrei potermi pagare le tasse, avere la possibilità di investire i miei risparmi, aprire una partita iva…”. Lo dice chiaramente: “lo faccio per soldi, non per sport”. Anche perché “essere trans costa: epilazione, protesi al seno, chirurgia plastica, ormoni…”. Ma chi è il trans? “Il trans è colui che fa un passaggio da una destinazione a un’altra, da un sesso all’altro”.

Celeste

E Celeste ha sempre avvertito qualcosa che la distingueva dai coetanei. Fin dalla tenera età. “A 3 anni ero all’asilo. Vedevo le mie compagne di scuola che cantavano in girotondo. Formavano un cerchio chiuso. I maschietti rimanevano all’esterno. Io in quel cerchio volevo entrarci. Ma mi scontrava con le risatine dei bambini e i rimproveri delle suore”.

La “mala educaciòn” comincia a 16 anni. “Ebbi la prima storia con un uomo. Fu struggente. Sapevo che mi piacevano gli uomini, ma odiavo pensarmi omosessuale. Entrai in terapia e questo mi aiutò tantissimo nel capire chi ero e chi volevo essere. Ho capito che volevo diventare donna. Mi avvicinai al movimento italiano transessuali di Bologna. Mi indirizzarono verso cliniche che eseguivano gli interventi chirurgici di cui avevo bisogno”.

E la famiglia? “Mia sorella e i miei genitori hanno accettato questo mio cambiamento anche se è stato molto duro all’inizio. Ma loro non sanno che mi prostituisco”.

Celeste descrive il mondo della prostituzione trans in città. I clienti la contattano tramite annunci sul web. Arrivano da Ferrara e dalle provincie limitrofe. Le tipologie sono le più diverse. “C’è lo studente universitario consigliato dagli amici, l’imprenditore, il professionista che mi carica in macchina con il passeggino del bebè sul sedile posteriore, direttori di filiale di banca”. Non tutti gli incontri sono positivi. “In tanti vorrebbero farlo senza preservativo. Io ho preso e prendo sempre precauzioni, cosa ho da guadagnarci? che me ne faccio di 50 euro in più? Eppure, e questo andrebbe detto ai frequentatori degli ambienti trans, qua a Ferrara c’è chi lavora nonostante sia sieropositivo”. Proprio per questo motivo Celeste ha deciso di contattarci per avvisare di questo rischio il sottobosco dei frequentatori usuali e non.

Il fenomeno, a sentire le “confessioni” della 33enne, è più diffuso di quanto si possa immaginare. “Quando passeggio in San Romano vedo tantissimi clienti. Ovviamente non ci salutiamo, anche perché spesso sono con la loro famiglia. A braccetto con la moglie, mano per mano con i figli. Credo che un buon 60, 70% degli uomini vada a prostitute. Il mio telefono inizia a suonare alle 10 di mattina e continua fino a notte fonda. Ci sono poi i clienti “fidelizzati” che vengono con me tutte le settimane. Io mai pagherei un uomo per far sesso. Non li voglio definire perché sono loro che mi fanno guadagnare, ma ne ho un’immagine non positiva. C’è il cliente che si veste da donna a vuole essere frustato, il macellaio che finger di farsi squartare…”.

Non solo. Alla sue “cure”, assicura Celeste, si sono affidati anche uomini molto conosciuti della Ferrara-bene. “I manager non possono farsi l’amante, corrono il rischio di rovinarsi. Molti uomini non vogliono legami o complicazioni. Prendono quello che vogliono, pagano e se ne vanno”.

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