Cronaca
21 Agosto 2011
Patrizia Moretti davanti al gip per diffamazione e istigazione

Aldrovandi, madre querelata da uno dei poliziotti

di Marco Zavagli | 3 min

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Patrizia Moretti, la madre di Federico Aldrovandi che perse il figlio sei anni fa in una colluttazione con quattro poliziotti, finirà davanti al giudice per le indagini preliminari per rispondere delle accuse di diffamazione e istigazione a delinquere. Sono le ipotesi di reato per le quali la chiama in causa Paolo Forlani, uno degli agenti condannati in secondo grado per l’omicidio colposo del ragazzo.

Forlani querelò la Moretti per un post scritto dalla donna il 27 aprile scorso, dal titolo “Al bar”, nel quale racconta di aver incontrato “uno di quelli che hanno tolto la vita a Federico (la frase originaria, poi sostituita nel giro di qualche ora, era “uno degli assassini di mio figlio”, ndr), tranquillo e allegro con una ragazza” dentro un locale. La madre del 18enne descrive il suo stato d’animo dicendo che “quando vedo uno di loro mi manca il fiato, come a mio figlio. mi si ferma il cuore, come a lui. Non riesco più a respirare, non so reagire. Vorrei urlare, picchiare, uccidere, ma non ne sono capace. Posso solo andare via e piangere. Andare via per non mostrare le lacrime proprio a loro. Impuniti. Per ora”. In quel momento infatti doveva ancora chiudersi il processo di secondo grado, che terminerà di lì a due mesi, il 10 giugno, con la conferma della pena inflitta in primo grado a tre anni e mezzo.

Per quella querela la pm Ombretta Volta chiese l’archiviazione, motivandola – per quanto riguarda il capo relativo alla diffamazione – con il fatto che il termine “assassino” è sì “una espressione forte”, ma “è il nostro stesso codice che definisce la condotta con il termine di ‘omicidio’”, che rappresenta “un sinonimo di assassino”. Per quanto riguarda l’istigazione, invece, secondo la Volta l’accusa è infondata, perché mancherebbe la volontà cosciente di commettere il fatto”, interpretando la frase sotto accusa come “lo sfogo di una madre che vive il dramma di chi non riesce a colmare il vuoto di un figlio”.

A queste motivazioni si è opposto l’avvocato Gabriele Bordoni, secondo il quale il termine “assassino” è idoneo a ledere la reputazione di Forlani (“si può parlare di ‘assassino’ solo se vi è stata una volontarietà nel commettere l’omicidio”), mentre la frase “vorrei urlare, picchiare, uccidere ma non ne sono capace” basterebbe da sola ad incitare altri verso atti di violenza contro la persona offesa.

Ora la Moretti dovrà comparire davanti al gip di Ferrara il prossimo 10 novembre 2011. Un procedimento che si aggiunge agli altri già intentati contro di lei dagli stessi agenti e anche dalla pm Mariaemanuela Guerra, il primo magistrato che seguì il caso, che chiede tra l’altro in sede civile un risarcimento milionario.

“Non temo le sue ostinate e ripetute azioni giudiziarie – si sfoga sempre sul blog la madre a proposito di Forlani -, ma non posso sopportare il fatto che possa qualificarsi come ‘appartenente alla Polizia di Stato’ nel perseguitarmi giudiziariamente dopo avermi tolto mio figlio. Questo è insopportabile”.

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