Il procuratore capo Rosario Minna potrebbe essere trasferito ad altra città. È quanto emerge dalle dichiarazioni pubblicate da “La Nuova Ferrara”, secondo al quale la Prima Commissione del Csm avrebbe già richiesto il trasferimento per incompatibilità ambientale.
Una incompatibilità che andrebbe ricondotta a contrasti insanabili all’interno della procura. Nelle stanze di via Mentessi c’è chi ormai da mesi comunica solo per iscritto. Sintomo che, probabilmente, alcuni rapporti professionali sarebbero ormai logorati.
Sarà il Plenum dell’organo superiore della magistratura a valutare la richiesta nelle prossime settimane. Proprio la procura di Ferrara fu oggetto, lo scorso novembre, di un’ispezione ordinata dal ministro Alfano. Presso la procura generale di Bologna l’ispettore Arcibaldo Miller interrogò lo stesso Minna, alcuni pm ferraresi e l’avvocato Fabio Anselmo, che aveva depositato in estate un esposto per un episodio relativo a presunte minacce e intercettazioni telefoniche abusive nei suoi confronti. Per quei fatti la procura dio Ancona, competente in procedimenti a carico di magistrati di Ferrara, aprì un fascicolo che vedeva il legale come parte offesa. Sempre secondo la “Nuova” quell’inchiesta è già stata archiviata.
Della vicenda il procuratore capo non parla, rimandando eventuali chiarimenti al portavoce ufficiale della procura che però, interpellato, non rilascia dichiarazioni.
Per quanto riguarda la richiesta di trasferimento, la Prima Commissione aveva già ascoltato lo scorso gennaio a Roma i pm estensi Nicola Proto, Barbara Cavallo e Angela Scorza. A quelle audizioni ne seguirono altre (fu ascoltato lo stesso Minna).
La richiesta di trasferimento potrebbe non essere l’unico grattacapo per Minna. Sempre secondo la “Nuova”, il Csm starebbe indagando anche su un altro punto relativo al procuratore capo. “Un’inchiesta scoppiata a Ferrara – si legge sulla cronaca locale – e che coinvolge l’Arma dei carabinieri, per aver preso provvedimenti a carico di militari in servizio a Ferrara”. Un fascicolo che sarebbe passato di mano dalla pm Angela Scorza che, dopo aver ravvisato profili penali “si sarebbe vista togliere l’indagine”.
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